...una voce...tante emozioni...un viaggio...tante voci...un libro...le voci in viaggio...
Siamo un gruppo di persone che Ama la lettura e ha deciso di mettere in valigia storie, racconti, fiabe, poesie e di partire per un lungo Viaggio, in mezzo alla gente.
Ad ogni tappa del nostro cammino trasmettiamo con la nostra Voce emozioni che partono da Viaggi lontani, a volte persi nel tempo.
Leggendo parole scritte da vite più o meno note, ma che hanno lasciato un segno nella storia del mondo, possiamo leggere la vita di tutti i giorni e cominciare a scrivere quella che verrà.
L’emozione più grande è leggere negli occhi e nel cuore di chi ti ascolta la condivisione di ciò che arriva dalla nostra anima.
Ed è l’inizio di un nuovo Viaggio…


Le Voci Consigliano

mercoledì 30 ottobre 2013

Lentamente muore di Martha Medeiros


Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno
gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce il nero sul bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che
un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso ,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.

Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità

lunedì 28 ottobre 2013

Sulla Piana del Cansiglio Domenica 3 novembre 2013

Domenica 3 Novembre, passeggiata in Cansiglio. Ritrovo in localita' Crosetta alle 9.30. Per chi parte da Conegliano alle 8.30 ritrovo sotto lo studio Kinesis in via san Giuseppe 38g. Escursione facile, momenti di lettura con le "Voci in Viaggio", visita al bus de la lun e al villaggio cimbro di Vallorch. Pranzo al sacco in piana presso il rifugio Sant'Osvaldo. Abbigliamento adatto per la quota e scarpe di ricambio per il probabile fango. Per info Franz 3472529274. Ci saranno gli amici dello Smile di Albignasego con la maestra Mariagrazia Pastore e il gruppo di Eraclea dell'istruttore Sandro Marigonda. Vi aspettiamo numerosi. Rientro previsto nel primo pomeriggio.

giovedì 17 ottobre 2013

Una fiaba al giorno.....

Il folletto lunatico
 
A Malga Zirago ci abitava un folletto lunatico. Era simpatico, allegro e furbo, ma quando aveva la luna storta… Allora bisognava stargli davvero lontano, perché faceva i dispetti a tutti.
Si aggrappava alle ruote dei carri e li bloccava su per la strada in salita, mentre i poveri cavalli sudavano a più non posso per trascinare il carro; buttava all’aria i covoni sui campi; spaventava le pecore con urli e fischi, gettando pietre dall’alto dei monti sui pascoli dove esse pascolavano. Era quel che si dice insopportabile! E se qualcuno gli correva dietro per prenderlo, veloce come il fulmine egli riusciva a fuggire nascondendosi nell’anfratto di una roccia.
Così nessuno riusciva ad acchiapparlo mai.
Per fargli cambiare questa brutta abitudine di fare i dispetti, alcuni contadini un giorno lo catturarono mentre dormiva e lo picchiarono di santa ragione, ma così non fecero che peggiorare la situazione, perché il folletto ora tirava pietre a destra e a sinistra, colpendo tutti quelli che passavano.
I contadini del paese e i pastori della malga erano esasperati. Era davvero impossibile vivere tranquilli lassù!
Un giorno la malgara, stufa di questa situazione, decise di andare a chiedere consiglio ad una vecchina, che abitava in cima alla montagna.
La vecchina, che era una maga, disse: “Provate a mettergli in testa mentre dorme un berretto tessuto con i raggi di luna!”
Allora in una notte di luna piena la contadina andò sul balcone di casa a tessere i raggi di luna. Con questi confezionò un bel berrettino e poi andó a cercare il folletto. Lo trovó che dormiva sopra un sasso vicino al ruscello. Gli si avvicinò piano e riuscì a mettergli il berrettino in testa senza che lui si svegliasse. Il giorno dopo il folletto era cambiato da così a così! Ora era diventato mite e dolce come un agnellino!
Il berrettino invisibile fatto di raggi di luna gli aveva cambiato la luna, da storta in buona. Non potete immaginare il sollievo di pastori e contadini, che da quel giorno ebbero finalmente la loro pace!
E ogni volta che al folletto tornava la luna storta, la contadina di notte tesseva un nuovo berrettino di raggi di luna e glielo metteva in testa di nascosto mentre lui dormiva.


M. Paola Asson. Liberamente ispirato a “Il folletto di Malga Zirago”, in “Le più belle leggende dell’Alto Adige”, L. Merci, Manfrini, pag. 48

mercoledì 16 ottobre 2013

L'Ander de le Mate di Toio De Savorgnani

Appena sotto forcella Palantina, però tanto ben nascosta da risultare quasi invisibile, si trova un'ampia grotta dal fondo accidentato però percorribile,detta l'Ander de le Mate.
Ma che cosa significa “Mate”? Difficile che rievochi il ricordo di alcune donne uscite di senno mentre non si può del tutto escludere che, trattandosi di una cavità, fosse associata al principio della femminilità per cui uno dei nomi antichi, ma non il più antico, fosse Ander de la Mater oppure il nome potrebbe derivare dall'uso di ricoverarci le pecore. Di sicuro bisogna tornare molto indietro nel tempo, anche di migliaia d'anni.
E' uno dei posti più misteriosi del Cansiglio e più carichi di energia. Infatti ad andarci e a mettersi in ascolto è quasi impossibile non sentirsi invadere da sottili inquietudini, inspiegabili paure e, a volte, violenti brividi. Energie positive o negative? Difficile dare una risposta univoca.
Sembra di percepire delle presenze, come se qualcuno o qualcosa ancora abitasse l'antro. Questo può accadere agli animi più sensibili ed aperti. Tutto logico, fin troppo. La Palantina è un valico, da sempre un importante luogo di passaggio, con un esile sentiero che arriva da sud, dalla parte della pianura, la cosiddetta “furlana”.
Sentiero che piega verso ovest e in pochi minuti fa giungere olla forcella dalla quale si vedono sia il Pian Cansiglio che i monti Pizzoc e Millifret. Poche centinaia di metri più a valle dell'antro si trova una lama, quindi una preziosa ed inaspettata riserva d'acqua, lassù a 1600 metri di quota, in zona intensamente carsica. Buona per gli uomini ma anche per gli animali, che qui venivano a bere diventando prede di antichi cacciatori.
Per molti motivi un valico non è luogo da abitare. Questa cognizione era più che ovvia per i nostri progenitori ma è una delle tante conoscenze che si sono perse, qui da noi, da chissà quanto tempo, invece in aspre e lontanissime montagne nessun umano normale costruirebbe la propria casa in cima ad un passo, poiché in quella zona di separazione ma anche di collegamento tra due valli vi è la dimora di demoni e spiriti della Natura, entità comunque da temere e alle quali è opportuno rivolgersi solo in caso di necessità, meglio se non direttamente bensì attraverso le pratiche di professionisti del rapporto con l'invisibile, cioè monaci, sciamani, maghi ed eremiti.
Così, forse, tornando indietro nel tempo di migliaia e migliaia d'anni, l'Ander de le Mate svolgeva una funzione ben precisa, quando piccoli gruppi di cacciatori nomadi si spostavano in cerca di animali da predare. Non conoscevano ancora l'agricoltura o forse la montagna era il luogo in cui rifugiarsi per sfuggire dalle pianure paludose e malariche, sopportabili solo in inverno quando, su in alto, boschi e crode erano coperti di neve e resi sterili dal gelo.
A primavera le tribù, i clan, le famiglie, prima sostavano in collina e poi, quando le prede cominciavano ad essere più rare poiché migravano verso l'alto, anche loro salivano verso i boschi freschi e verso la piana dei Cansiglio nascosta al loro interno, e forse proseguivano verso i gruppi dolomitici più a nord. Oppure, se il Piave costituiva una invalicabile barriera, si sparpagliavano sui vari rilievi alla sua sinistra orografica.
Già allora i valichi erano temuti poiché ritenuti la dimora di spiriti irascibili a cui dover rendere omaggio, porgendo offerte per non venir puniti o danneggiati, spiriti in grado di scatenare la bufera e provocare frane mortali, se offesi, o di comparire sotto forma di animali pericolosi contro i quali a nulla valevano frecce o lance. Ecco da dove deriva quel senso di inquietudine e disagio che anche noi moderni, che ci riteniamo emancipati dalle ancestrali paure dei primitivi, proviamo a volte in questi luoghi particolari e selvaggi.
E' per questo che sui valichi sono quasi sempre posti segni di religiosità quali croci, capitelli e cappelle, o almeno quelle piccole piramidi di sasso dette “ometti”, alle quali ogni viandante consapevole aggiunge un ciottolo quale richiesta di protezione e resa di omaggio al mistero.
L'Ander de le Mate era una tappa obbligata ma non per passarci la notte, bensì per recarsi in visita agli stregoni che vi abitavano, un piccolo gruppo di sciamani, uomini e donne, che conoscevano il segreto dell'accensione del fuoco e ne insegnavano la conservazione, che sapevano vedere le malattie dentro il corpo, scacciavano gli spiriti parassiti, curavano con erbe, minerali, cristalli e terre, sapevano indicare il luogo esatto e il momento in cui sarebbero comparsi gli animali da cacciare.
Gente strana, diversa da tutti gli altri, che si passava i segreti del mestiere di generazione in generazione. Gli antichi cacciatori non avevano il coraggio di dormire all'Ander, se ne guardavano bene, ma si accampavano per la notte un po' più in basso, da qualche parte sul Torrion.
Di passaggio all'Ander, alle prime luci dell'alba andavano ad incontrare stregoni e stregonesse (che fossero loro le Mate o Mater o almeno le lontane antenate, in tempi più recenti chiamate streghe?), chiedevano consigli e previsioni per le cacce o sull'andamento della stagione, chi ne aveva bisogno si faceva curare e riceveva sacchetti di pelle con miscele di erbe o scuri impasti di resine o amuleti.
A volte venivano officiati drammatici riti di esorcismo che però potevano concludersi anche con la morte dell'esorcizzato, quando gli spiriti erano troppo potenti e non accettavano di perdere la loro vittima, ma in quei casi correvano grossi rischi anche gli sciamani che potevano impazzire o smarrire la loro anima nelle Terre Intermedie, dette per questo ancor'oggi “i cimiteri degli stregoni”.
Sembra che fossero casi relativamente frequenti. Quello della magia è sempre stato un mestiere pericoloso.
Abbandonato l'Ander i piccoli gruppi si dirigevano verso la piana del Cansiglio, dove giungevano prima di notte, in tempo per allestire l'accampamento.
Non è da escludere a priori che i primitivi maghi dell'Ander si siano in qualche modo fatti da loro stessi la strana grotta, infatti sono troppe le coincidenze da non risultare almeno sospette: la grande grotta è situata appena sotto il valico per proteggersi dal vento, ampia ma con il fondo in discesa verso l'interno per ripararsi alla vista di chi arrivava, un cocuzzolo roccioso opportunamente modellato proprio davanti per vedere senza essere visti, per organizzare una efficace difesa in caso di attacco o anche solo per controllare la presenza degli animali in abbeverata alla vicina lama.
Ma l'elemento distintivo, più che evidente a chi sa interpretare questi segni e tale da levare quasi ogni dubbio, è quel grosso foro sulla volta all'estrema sinistra per chi entra. E' semplicemente un camino, apparentemente un cedimento naturale ad opera dell'erosione carsica, ma messo proprio nel punto giusto. Troppo giusto per essere casuale.
Di questi terribili poteri sembra che si sia persa ogni traccia e memoria, invece le lontane montagne dell'Himalaya sono disseminate di grotte di questo genere, risultato delle capacità acquisite con la meditazione, le privazioni, le iniziazioni e la spersonalizzazione: solo chi sa rompere, allora come ora, la dura scorza dell'egoismo personale e dell'io individuale riceve in premio la possibilità di accedere all'infinita riserva dell'energia universale per cui tutto diventa possibile. Anche il ricavarsi una dimora dalla dura roccia.
Un altro luogo da stregoni e non da “normali” era il Bus de la Lum, che è troppo grande e troppo pauroso per non essere temuto. Una tale voragine doveva per forza essere considerata una specie di porta, accesso diretto alle oscure profondità della terra, attraverso la quale uscivano energie sotterranee e potenti. Quindi un luogo da sciamani che qui evocavano le forze telluriche, le assoggettavano al proprio volere e le dirigevano verso i risultati richiesti: far piovere se il periodo era secco o far cessare la pioggia se impediva la caccia, far fuggire spiriti maligni e parassiti, invocare la protezione delle molte divinità benefiche e protettrici. Infatti attorno al grande occhio di tenebra si stanno trovando molti segni di quelle antiche presenze.
Anche il Bus de la Lum è poi legato alle presenze femminili e all'acqua, essendo considerato la dimora delle Anduane ed una delle vie più importanti attraverso la quale l'acqua della pioggia che cade sull'altipiano del Cansiglio va ad alimentare le risorgive della pedemontana e sopratutto della Livenza.
E a proposito della Livenza (l'acqua è sempre femminile...) avete mai notato che questo fiume si origina da due risorgive diverse che sembrano rappresentare i due fondamentali elementi della Natura? La Santissima è ovviamente femminile e il culto della Madonna ha sostituito quello di antiche Dee, mentre il Gorgazzo, un po' equivoco anche nell'assonanza del nome, è di segno sicuramente maschile e la religiosità popolare, infallibile nella sua intuitività, ha posto un Cristo subacqueo, cioè una divinità maschile, all'uscita del pauroso antro sommerso.
Ma gli antichi culti legati all'acqua delle risorgive e ai riti della fertilità erano durati per migliaia di anni. Sembra che questi luoghi fossero notissimi con continui e periodici pellegrinaggi perfino dalle attuali Austria e Slovenia e non solo da tutta la Carnia.
I nostri progenitori venivano a queste sacre sorgenti per bagnarvisi, uomini e donne insieme allo scopo di mescolare le energie di diversa polarità. Addirittura si accoppiavano in acqua per vincere la sterilità o per mettere al mondo figli benedetti dalle protettrici delle fonti, le Aganis che forse, attraverso l'acqua, trasmettevano ai nascituri un po' della loro divinità. Oppure era semplicemente un modo per ritualizzare l'atto sessuale, praticandolo in luoghi di intensa e commovente bellezza, tra acque cristalline, salici, alti alberi e fiori di tutti i tipi.
Ma dopo tempi immemorabili in cui si faceva cosi, ad un tratto arrivò una nuova religione che aveva per simbolo un uomo trafitto e moribondo su una croce la quale, a parole, era simbolo d'amore e di redenzione ma si trasformava troppo presto in una spada che giustiziava chi non si sottometteva alle nuove regole. Cosi i corpi furono obbligatoriamente coperti da vestiti, per nascondere le forme e non per difendersi dal freddo; l'amore fisico divenne peccato. Le belle e provocanti Aganis, custodi delle acque e della fertilità, divennero Paganis, creature malefiche che inducevano alla perdizione, oppure streghe orrende, a volte antropofaghe con particolare predilezione per i bambini, cioè l'esatto opposto della loro reale natura.
Nonostante tutti i tentativi messi in atto dalle autorità ecclesiastiche, il culto dell'acqua continuò fino ben oltre il Medioevo. Tentarono di costruire una chiesa, dedicandola alla Madonna, proprio sulle risorgive, ma il risultato fu che gli accoppiamenti per ottenere la fertilità erano praticati, ovviamente di nascosto, anche dentro il tempio. Allora si tentò di cambiare il tipo di devozione, per cui la chiesa fu destinata non più a Maria ma alla Santissima Trinità, da cui il nome annuale di quelle risorgive, levando ogni riferimento all'elemento femminile, poiché composta dal Padre, dal Figlio e da una asessuata colomba, simbolo dello Spirito Santo.
Ma il volgo ignorante continuava a considerarlo luogo dove venire a svolgere i soliti riti impudichi e cosi, ancora a metà cinquecento, era pratica usuale, cosi come annotava scandalizzato il sacerdote Narcisso da Prampero, che era uso appendere dentro la chiesa richieste di grazia o ex voto in forma di “...membri genitali fatti d'argento...”.
Allora fu costruito un convento di frati francescani con il compito di vigilare affinché non si profanassero quei luoghi benedetti con atti sessuali sacrileghi dentro la chiesa o nelle risorgive. Sembra però che quei poveri frati, sottoposti a continue e frequentissime tentazioni della visione di corpi nudi in accoppiamento, cedessero con inconcepibile facilità. Cosi l'organico del monastero era sottoposto a continue sostituzioni e alla fine tutti i frati furono allontanati e il sacro edificio abbandonato.
Forse le stesse Aganis, parenti strette dell'Anduane del Bus de la lum, assumevano le sembianze di giovani donne che si bagnavano nude nelle fonti davanti al monastero per tentare i poveri frati. Chissà...


Tratto da Cansiglio Nostra Signora. Storie dell'antica Foresta, dell'arido Altopiano, dell'alta Cima e di altri Monti Analoghi
Toio de Savorgnani

mercoledì 9 ottobre 2013

Le Rose di ottobre


Questo il delicato commento al viaggio fatto domenica scorsa con le Voci in Viaggio.
Non finisce qui, anzi questa è la partenza per altre mete, altri sogni da raggiungere.
Pensiamo di andare oltre.

Ci sono altre rose da raccontare vicino ad Arezzo e ad Assisi. Mete da raggiungere nella prossima primavera. Maggio 2014 è tempo di pensarci. "ieri è stato il mio secondo viaggio con le voci in viaggio ed è stata una giornata quasi perfetta...villa da schio è veramente bella e il suo proprietario ci ha accompagnato con vero amore attraverso il suo giardino e le sue stanze e le sue cantine...ci ha fatto assaggiare il suo vino che ha scaldato i cuori e rallegrato gli animi. A me piace molto l'autunno e la pioggia di ieri e quella nebbiolin...a leggera che avvolgeva le cose rendeva tutto immensamente romantico!!!! Nel pomeriggio al vivaio "la campanella" abbiamo messo in scena la nostra performance leggendo storie di rose (il fiore più bello), giocando col pubblico, cantando e ballando....anche una cavalletta si è unita a noi perché ha capito al volo quanto siamo fiche!!!!! Spero che molti nel tempo avranno modo di seguirci e conoscerci perché siamo un bel gruppo di persone sicuramente diverse tra loro ma unite da un filo sottile (e neanche troppo) di voglia di giocare con la nostra anima profonda e magica....un abbraccio a Rosanna Roberta Anna Sonia Giulia G. e Giulia B. Antonella Silvia Simone e Orietta e a tutti gli amici che ci hanno seguito a voluto bene!!!!:)"