...una voce...tante emozioni...un viaggio...tante voci...un libro...le voci in viaggio...
Siamo un gruppo di persone che Ama la lettura e ha deciso di mettere in valigia storie, racconti, fiabe, poesie e di partire per un lungo Viaggio, in mezzo alla gente.
Ad ogni tappa del nostro cammino trasmettiamo con la nostra Voce emozioni che partono da Viaggi lontani, a volte persi nel tempo.
Leggendo parole scritte da vite più o meno note, ma che hanno lasciato un segno nella storia del mondo, possiamo leggere la vita di tutti i giorni e cominciare a scrivere quella che verrà.
L’emozione più grande è leggere negli occhi e nel cuore di chi ti ascolta la condivisione di ciò che arriva dalla nostra anima.
Ed è l’inizio di un nuovo Viaggio…


Le Voci Consigliano

venerdì 28 febbraio 2014

Il carnevale con la penna di Pasolini



Il Carnevale secondo Pasolini

"Allora ci riunimmo in sei o sette italiani, e il giorno della festa partimmo per Libistorf. Era distante un cinque chilometri da Salvenach, ed era proprio uno dei paesetti dove non ero mai stato.
Per le strade si camminava sempre rasente la costa di un bosco, e dall'altra si vedeva la valle verdeggiante.
Ad un tratto arrivammo a Libistorf, che era piccolissimo ma formato tutto da belle palazzine, benché gli abitanti fossero contadini.
Il paese mi piaceva molto, perché era ricco e per di più anche differente dagli altri:
 aveva intorno, da una parte dei piccoli laghi e dall'altra delle belle piante di pino e di abete.
« Arrivati nel centro del paese, si stava in ansia nell'attesa della festa, che non era ancora preparata. Così, intanto, noi italiani ci sedemmo in un ciglio del fosso a mangiare della frutta e ci dicevamo: «Qui si sta bene perché la processione ci deve passare proprio davanti. »
« Poi, dopo un'oretta la processione cominciò a fare il primo giro intorno al paese. In testa c'era uno con il tamburello che suonava e camminava all'indietro, guardando tutta la compagnia; il tamburello veniva suonato per far ballare due cavalli. dei più belli del paese, con sulla sella due fantini vestiti di una divisa militare antica; dietro ancora un grosso pino lungo venticinque metri e molto fitto di rami tirato da otto cavalli ben forniti.
In mezzo a questo pino c'era in piedi un ragazzo tutto vestito di piccoli rametti di pino, .che predicava continuamente, ma noi non lo capivamo perché parlava in tedesco: soltanto pareva che dicesse delle buffonate per far ridere la gente.
Dietro veniva un matrimonio tra una bella ragazza vestita di bianco e un giovanotto tutto in nero. Poi una gran compagnia che cantava, e dietro ancora un carro con quattro ragazzi vestiti male che facevano la piantagione dei pini, e un altro con delle signorine, anch'esse vestite male, che trebbiavano il frumento, una per ogni angolo del carro.
Poi venivano dei giovani con delle biciclette da corsa rivestite tutte di carte di
 vari colori: dietro ad essi si vedeva un furgone carico di bidoni, e una mandria di mucche, le più belle del paese, selezionate, ognuna con una campana al collo che pendeva fino a terra; e infine due cacciatori vestiti come una volta con lo schioppo in spalla e un cane ciascuno, bianco e piccolino.
« Nel paese c'era tutta una gran folla, con le ragazze vestite col costume contadino e in mano delle piccole bandiere.
Si sentivano continuamente .. gli spari dai tiri-a-segno, e in mezzo alla piazza, tra la gran confusione, c'era un uomo su un banchetto con un cerchio in mano: in mezzo al cerchio stavano un litro di bianco e due bicchieri, uno per parte, ed egli li
 faceva girare molto forte senza farli cadere; e intanto predicava in tedesco per tenere allegra la gente.
In ultimo, verso sera, ci fu una grande festa da ballo, in una bellissima sala. »


Questa poesia proviene da: Racconto di Carnevale di Pier Paolo Pasolini - Festa di paese | Racconti di Carnevale | Carnevale - Poesie Report On Line http://www.poesie.reportonline.it/racconti-di-carnevale/racconto-di-carnevale-di-pier-paolo-pasolini-festa-di-paese.html#ixzz2ucwZ6m1o

sabato 8 febbraio 2014

filastrocca per queste giornate grige e bagnate...

e questa ve la ricordate? PIOVE, PIOVE LA GATTA NON SI MUOVE SI ACCENDE LA CANDELA E SI DICE BUONASERA Mi ricordo che la cantavamo sempre all'asilo quando pioveva. La canteranno ancora le maestre ai bimbi?

domenica 2 febbraio 2014

D'un tratto nel folto del bosco


"Tutto era cominciato tanti, tanti anni prima che i bambini del paese nascessero, in tempi in cui persino i loro genitori erano ancora piccoli. Nello spazio di una notte, una qualunque notte piovosa d'inverno, tutti gli animali erano spariti dal villaggio...All'alba il paese era deserto.  Da quel giorno restarono solo gli umani".
(tratto da "D'un tratto nel folto del bosco" di Amos Oz ed. Feltrinelli).

Giocando con le parole dell'ultima frase ho scoperto una verità "Da quel giorno restarono soli gli umani".
Guardandoci attorno è proprio così. Gli animali non ci sono più.
"Ma l'organizzazione economica negli ultimi decenni ha portato gli animali all'interno di una catena distributiva...e il benessere attuale...non sarebbe possibile avere cani, gatti,oche e galline che ti attraversano la strada, il traffico andrebbe in tilt, la produzione sarebbe rallentata....." queste sarebbero poche tra le tante obiezioni che potrebbero essere fatte alla mia constatazione.
Fatto sta che gli animali non ci sono più e gli umani restano soli.
Con me vive una gatta, Dominique, l'ho raccolta per strada un paio di anni fa ferita a causa di un incidente.
Sono stata malata due giorni e lei mi è sempre stata vicina. Non si è quasi mai lamentata, se non per mangiare un po' di pappa umida che le do al mattino, oltre alle solite crocchette.
Mi aspetta sulla porta quando rientro e mi porta in camera per giocare e coccolarci un po'.
Quando la guardo dritta negli occhi capisco quanto bene mi vuole e quanto sopporta la mia presenza e quanto vorrebbe uscire a correre per prati, fossi e arrampicarsi sugli alberi...ma...ho paura che ritorni sulla strada e che poi non ci sia più.
Nella strada che faccio per andare e tornare dal lavoro ci sono parecchi cani, abitano con i loro padroni, non sono tenuti a catena e, soprattutto nel periodo dei calori, girano felici per le strade cercando di starsene sul bordo.
Io so che è così e vado piano per strada divertendomi a guardarli trotterellare felici, lingua a penzoloni e orecchie al vento.
Qualche anno fa, in un giorno di primavera, era domenica, in piena zona industriale, una mamma anatra ha fatto attraversare tutti i loro piccoli, sollecitandoli uno ad uno ad essere svelti e aiutandoli a scavalcare il cordolo che limita la pista ciclabile dalla strada e gli automobilisti...si sono fermati! 
Fortunatamente era domenica? Oppure mamma anatra ci osserva e sapeva in che giorno attraversare?
Forse basterebbe rispettare i limiti orari e tener presente che ci sono pure loro?

Potremmo arrivare a dire di poter vivere senza animali?
Chi è questo essere che si arroga il diritto di essere superiore e pertanto di relegare, rinchiudere, abbandonare, per non considerare le peggio crudeltà dal maltrattamento all'abbandono altri esseri indifesi?
Non hanno parola, non hanno un sistema produttivo, non hanno cattiveria, non hanno invidia, non hanno arroganza.
Si sentono ancora parte del ciclo della natura e lo rispettano.
E noi? 
Abbiamo qualcosa da imparare?
Abbiamo qualcosa da recuperare? Quell'istinto antico che segue il corso della natura, che fa parte della natura?
Oppure ci chiamiamo fuori facendo finta di non essere parte della natura?
Oppure "da quel giorno restarono soli gli umani"?
Guardo negli occhi Dominique e danzo con lei!