Appena sotto forcella Palantina, però tanto ben nascosta da
risultare quasi invisibile, si trova un'ampia grotta dal fondo accidentato però
percorribile,detta l'Ander de le Mate. Ma che cosa significa “Mate”?
Difficile che rievochi il ricordo di alcune donne uscite di senno mentre non si
può del tutto escludere che, trattandosi di una cavità, fosse associata al
principio della femminilità per cui uno dei nomi antichi, ma non il più antico,
fosse Ander de la Mater oppure il nome potrebbe derivare dall'uso di
ricoverarci le pecore. Di sicuro bisogna tornare molto indietro nel tempo, anche
di migliaia d'anni.
E' uno dei posti più misteriosi del Cansiglio e più carichi
di energia. Infatti ad andarci e a mettersi in ascolto è quasi impossibile non
sentirsi invadere da sottili inquietudini, inspiegabili paure e, a volte,
violenti brividi. Energie positive o negative? Difficile dare una risposta
univoca. Sembra di percepire delle presenze, come se qualcuno o qualcosa
ancora abitasse l'antro. Questo può accadere agli animi più sensibili ed aperti.
Tutto logico, fin troppo. La Palantina è un valico, da sempre un importante
luogo di passaggio, con un esile sentiero che arriva da sud, dalla parte della
pianura, la cosiddetta “furlana”. Sentiero che piega verso ovest e in pochi
minuti fa giungere olla forcella dalla quale si vedono sia il Pian Cansiglio che
i monti Pizzoc e Millifret. Poche centinaia di metri più a valle dell'antro si
trova una lama, quindi una preziosa ed inaspettata riserva d'acqua, lassù a 1600
metri di quota, in zona intensamente carsica. Buona per gli uomini ma anche per
gli animali, che qui venivano a bere diventando prede di antichi cacciatori.
Per molti motivi un valico non è luogo da abitare. Questa
cognizione era più che ovvia per i nostri progenitori ma è una delle tante
conoscenze che si sono perse, qui da noi, da chissà quanto tempo, invece in
aspre e lontanissime montagne nessun umano normale costruirebbe la propria casa
in cima ad un passo, poiché in quella zona di separazione ma anche di
collegamento tra due valli vi è la dimora di demoni e spiriti della Natura,
entità comunque da temere e alle quali è opportuno rivolgersi solo in caso di
necessità, meglio se non direttamente bensì attraverso le pratiche di
professionisti del rapporto con l'invisibile, cioè monaci, sciamani, maghi ed
eremiti. Così, forse, tornando indietro nel tempo di migliaia e migliaia
d'anni, l'Ander de le Mate svolgeva una funzione ben precisa, quando
piccoli gruppi di cacciatori nomadi si spostavano in cerca di animali da
predare. Non conoscevano ancora l'agricoltura o forse la montagna era il luogo
in cui rifugiarsi per sfuggire dalle pianure paludose e malariche, sopportabili
solo in inverno quando, su in alto, boschi e crode erano coperti di neve e resi
sterili dal gelo. A primavera le tribù, i clan, le famiglie, prima sostavano
in collina e poi, quando le prede cominciavano ad essere più rare poiché
migravano verso l'alto, anche loro salivano verso i boschi freschi e verso la
piana dei Cansiglio nascosta al loro interno, e forse proseguivano verso i
gruppi dolomitici più a nord. Oppure, se il Piave costituiva una invalicabile
barriera, si sparpagliavano sui vari rilievi alla sua sinistra orografica.
Già allora i valichi erano temuti poiché ritenuti la dimora
di spiriti irascibili a cui dover rendere omaggio, porgendo offerte per non
venir puniti o danneggiati, spiriti in grado di scatenare la bufera e provocare
frane mortali, se offesi, o di comparire sotto forma di animali pericolosi
contro i quali a nulla valevano frecce o lance. Ecco da dove deriva quel senso
di inquietudine e disagio che anche noi moderni, che ci riteniamo emancipati
dalle ancestrali paure dei primitivi, proviamo a volte in questi luoghi
particolari e selvaggi. E' per questo che sui valichi sono quasi sempre
posti segni di religiosità quali croci, capitelli e cappelle, o almeno quelle
piccole piramidi di sasso dette “ometti”, alle quali ogni viandante consapevole
aggiunge un ciottolo quale richiesta di protezione e resa di omaggio al mistero.
L'Ander de le Mate era una tappa obbligata ma non per
passarci la notte, bensì per recarsi in visita agli stregoni che vi abitavano,
un piccolo gruppo di sciamani, uomini e donne, che conoscevano il segreto
dell'accensione del fuoco e ne insegnavano la conservazione, che sapevano vedere
le malattie dentro il corpo, scacciavano gli spiriti parassiti, curavano con
erbe, minerali, cristalli e terre, sapevano indicare il luogo esatto e il
momento in cui sarebbero comparsi gli animali da cacciare. Gente strana,
diversa da tutti gli altri, che si passava i segreti del mestiere di generazione
in generazione. Gli antichi cacciatori non avevano il coraggio di dormire
all'Ander, se ne guardavano bene, ma si accampavano per la notte un po' più in
basso, da qualche parte sul Torrion. Di passaggio all'Ander, alle prime luci
dell'alba andavano ad incontrare stregoni e stregonesse (che fossero loro le
Mate o Mater o almeno le lontane antenate, in tempi più recenti chiamate
streghe?), chiedevano consigli e previsioni per le cacce o sull'andamento della
stagione, chi ne aveva bisogno si faceva curare e riceveva sacchetti di pelle
con miscele di erbe o scuri impasti di resine o amuleti.
A volte venivano officiati drammatici riti di esorcismo che
però potevano concludersi anche con la morte dell'esorcizzato, quando gli
spiriti erano troppo potenti e non accettavano di perdere la loro vittima, ma in
quei casi correvano grossi rischi anche gli sciamani che potevano impazzire o
smarrire la loro anima nelle Terre Intermedie, dette per questo ancor'oggi “i
cimiteri degli stregoni”. Sembra che fossero casi relativamente frequenti.
Quello della magia è sempre stato un mestiere pericoloso. Abbandonato
l'Ander i piccoli gruppi si dirigevano verso la piana del Cansiglio, dove
giungevano prima di notte, in tempo per allestire l'accampamento.
Non è da escludere a priori che i primitivi maghi dell'Ander
si siano in qualche modo fatti da loro stessi la strana grotta, infatti sono
troppe le coincidenze da non risultare almeno sospette: la grande grotta è
situata appena sotto il valico per proteggersi dal vento, ampia ma con il fondo
in discesa verso l'interno per ripararsi alla vista di chi arrivava, un
cocuzzolo roccioso opportunamente modellato proprio davanti per vedere senza
essere visti, per organizzare una efficace difesa in caso di attacco o anche
solo per controllare la presenza degli animali in abbeverata alla vicina lama.
Ma l'elemento distintivo, più che evidente a chi sa interpretare questi
segni e tale da levare quasi ogni dubbio, è quel grosso foro sulla volta
all'estrema sinistra per chi entra. E' semplicemente un camino, apparentemente
un cedimento naturale ad opera dell'erosione carsica, ma messo proprio nel punto
giusto. Troppo giusto per essere casuale.
Di questi terribili poteri sembra che si sia persa ogni
traccia e memoria, invece le lontane montagne dell'Himalaya sono disseminate di
grotte di questo genere, risultato delle capacità acquisite con la meditazione,
le privazioni, le iniziazioni e la spersonalizzazione: solo chi sa rompere,
allora come ora, la dura scorza dell'egoismo personale e dell'io individuale
riceve in premio la possibilità di accedere all'infinita riserva dell'energia
universale per cui tutto diventa possibile. Anche il ricavarsi una dimora dalla
dura roccia.
Un altro luogo da stregoni e non da “normali” era il Bus
de la Lum, che è troppo grande e troppo pauroso per non essere temuto. Una
tale voragine doveva per forza essere considerata una specie di porta, accesso
diretto alle oscure profondità della terra, attraverso la quale uscivano energie
sotterranee e potenti. Quindi un luogo da sciamani che qui evocavano le forze
telluriche, le assoggettavano al proprio volere e le dirigevano verso i
risultati richiesti: far piovere se il periodo era secco o far cessare la
pioggia se impediva la caccia, far fuggire spiriti maligni e parassiti, invocare
la protezione delle molte divinità benefiche e protettrici. Infatti attorno al
grande occhio di tenebra si stanno trovando molti segni di quelle antiche
presenze. Anche il Bus de la Lum è poi legato alle presenze femminili
e all'acqua, essendo considerato la dimora delle Anduane ed una delle vie più
importanti attraverso la quale l'acqua della pioggia che cade sull'altipiano del
Cansiglio va ad alimentare le risorgive della pedemontana e sopratutto della
Livenza.
E a proposito della Livenza (l'acqua è sempre femminile...)
avete mai notato che questo fiume si origina da due risorgive diverse che
sembrano rappresentare i due fondamentali elementi della Natura? La Santissima è
ovviamente femminile e il culto della Madonna ha sostituito quello di antiche
Dee, mentre il Gorgazzo, un po' equivoco anche nell'assonanza del nome, è di
segno sicuramente maschile e la religiosità popolare, infallibile nella sua
intuitività, ha posto un Cristo subacqueo, cioè una divinità maschile,
all'uscita del pauroso antro sommerso. Ma gli antichi culti legati all'acqua
delle risorgive e ai riti della fertilità erano durati per migliaia di anni.
Sembra che questi luoghi fossero notissimi con continui e periodici
pellegrinaggi perfino dalle attuali Austria e Slovenia e non solo da tutta la
Carnia. I nostri progenitori venivano a queste sacre sorgenti per bagnarvisi,
uomini e donne insieme allo scopo di mescolare le energie di diversa polarità.
Addirittura si accoppiavano in acqua per vincere la sterilità o per mettere al
mondo figli benedetti dalle protettrici delle fonti, le Aganis che forse,
attraverso l'acqua, trasmettevano ai nascituri un po' della loro divinità.
Oppure era semplicemente un modo per ritualizzare l'atto sessuale, praticandolo
in luoghi di intensa e commovente bellezza, tra acque cristalline, salici, alti
alberi e fiori di tutti i tipi.
Ma dopo tempi immemorabili in cui si faceva cosi, ad un
tratto arrivò una nuova religione che aveva per simbolo un uomo trafitto e
moribondo su una croce la quale, a parole, era simbolo d'amore e di redenzione
ma si trasformava troppo presto in una spada che giustiziava chi non si
sottometteva alle nuove regole. Cosi i corpi furono obbligatoriamente coperti da
vestiti, per nascondere le forme e non per difendersi dal freddo; l'amore fisico
divenne peccato. Le belle e provocanti Aganis, custodi delle acque e della
fertilità, divennero Paganis, creature malefiche che inducevano alla perdizione,
oppure streghe orrende, a volte antropofaghe con particolare predilezione per i
bambini, cioè l'esatto opposto della loro reale natura.
Nonostante tutti i tentativi messi in atto dalle autorità
ecclesiastiche, il culto dell'acqua continuò fino ben oltre il Medioevo.
Tentarono di costruire una chiesa, dedicandola alla Madonna, proprio sulle
risorgive, ma il risultato fu che gli accoppiamenti per ottenere la fertilità
erano praticati, ovviamente di nascosto, anche dentro il tempio. Allora si tentò
di cambiare il tipo di devozione, per cui la chiesa fu destinata non più a Maria
ma alla Santissima Trinità, da cui il nome annuale di quelle risorgive, levando
ogni riferimento all'elemento femminile, poiché composta dal Padre, dal Figlio e
da una asessuata colomba, simbolo dello Spirito Santo. Ma il volgo ignorante
continuava a considerarlo luogo dove venire a svolgere i soliti riti impudichi e
cosi, ancora a metà cinquecento, era pratica usuale, cosi come annotava
scandalizzato il sacerdote Narcisso da Prampero, che era uso appendere dentro la
chiesa richieste di grazia o ex voto in forma di “...membri genitali fatti
d'argento...”. Allora fu costruito un convento di frati francescani con il
compito di vigilare affinché non si profanassero quei luoghi benedetti con atti
sessuali sacrileghi dentro la chiesa o nelle risorgive. Sembra però che quei
poveri frati, sottoposti a continue e frequentissime tentazioni della visione di
corpi nudi in accoppiamento, cedessero con inconcepibile facilità. Cosi
l'organico del monastero era sottoposto a continue sostituzioni e alla fine
tutti i frati furono allontanati e il sacro edificio abbandonato.
Forse le stesse Aganis, parenti strette dell'Anduane del
Bus de la lum, assumevano le sembianze di giovani donne che si bagnavano
nude nelle fonti davanti al monastero per tentare i poveri frati. Chissà...
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