...una voce...tante emozioni...un viaggio...tante voci...un libro...le voci in viaggio...
Siamo un gruppo di persone che Ama la lettura e ha deciso di mettere in valigia storie, racconti, fiabe, poesie e di partire per un lungo Viaggio, in mezzo alla gente.
Ad ogni tappa del nostro cammino trasmettiamo con la nostra Voce emozioni che partono da Viaggi lontani, a volte persi nel tempo.
Leggendo parole scritte da vite più o meno note, ma che hanno lasciato un segno nella storia del mondo, possiamo leggere la vita di tutti i giorni e cominciare a scrivere quella che verrà.
L’emozione più grande è leggere negli occhi e nel cuore di chi ti ascolta la condivisione di ciò che arriva dalla nostra anima.
Ed è l’inizio di un nuovo Viaggio…


Le Voci Consigliano

martedì 21 luglio 2015

Alfabeto vitale



A Attesa. Quella di ogni giorno fuori dal cancello azzurro delle Suore di Madre Teresa. Sono in tanti, a
            qualsiasi ora del giorno. Gli uomini sono rari. Ad attendere sono le donne, ortodosse e mussulmane,
            tante hanno con sé bimbi piccoli. Ma ce ne sono di ogni età, dalle ragazze alle anziane. Vestiti
            consunti e alcune tinte forti che spiccano nel mucchio. Tutte hanno il capo coperto.
            Sedute in gruppi, accovacciate, alcune stese. A volte usano gli ombrelli per ripararsi
            dal sole. Aspettano la loro razione di cibo, il loro turno per chiedere farmaci, accoglienza per sé o
            qualche familiare, qualsiasi altra cosa di cui abbiano bisogno…
           
BBlu. Il colore delle divise dei bimbi in un asilo. Un centinaio per classe, tre per banco. Siamo in un villaggio
            a una quindicina di chilometri dalla cittadina di Robe, e l’asilo è gestito, a distanza, dalle suore
            Missionarie della Carità.
            È ordinato, curato e ben organizzato. All’esterno c’è un grande giardino, e un cavallo legato ad un
            albero, quello di uno dei maestri che ogni giorno arriva cavalcando da Goba. Intorno capanne e
            campi. Quando entriamo in classe si alzano tutti insieme, salutano in coro. Poi rimangono a scrutarci              silenziosi. L’insegnante ci dice che parecchi bambini sono assenti perché è giovedì, giorno di
            mercato…i genitori vanno a fare spese e i figli rimangono a casa a badare al bestiame.
           
C Carichi. Viaggiano sulle schiene delle donne. A volte rami lunghissimi, a volte pesanti sacchi
            che piegano i loro corpi. Pesanti o leggeri, non mancano mai. Gli uomini se li posano all’altezza del
            collo. Ci sono i carichi che si muovono in groppa gli asini. In particolare il mercoledì e il sabato,
            giorni di grande mercato, arrivano o tornano. Dietro di loro una donna a fare strada. E poi i carichi
che corrono sui carretti trainati dai cavalli, mucchi di sacchi o cumuli di fieno, o mobili da trasportare. Sulla cima se ne sta seduto il conducente con il frustino in mano.
           
D Diciotto. Gli anni di Yeblework che se n’è andata tre giorni dopo il suo diciottesimo compleanno. Da due
            anni malata di cancro, in una zona in cui un buon ospedale è forse troppo distante, o si aspetta e
            quando ci si arriva è ormai troppo tardi… Una sofferenza vissuta fino in fondo, senza alcuna terapia
            ad alleviarne i dolori. Solo le saggezza di due donne silenziose e dalle spalle larghe.
           
EElettricità. Da poche settimane al centro della principale e unica strada asfaltata di Goba sono comparsi i
lampioni, che però raramente abbiamo visto accesi. A volte non funzionano, altre volte manca l’elettricità in tutta la cittadina. Durante queste serate di buio totale è il cielo ad accendersi di stelle.

F Fistola ostetrica. Le donne che come Aster, occhi intensi e un sorriso che le accende il volto, sono affette
da fistola ostetrica a causa di un travaglio troppo lungo e all’assenza di sostegno ostetrico durante la gravidanza e al momento del parto per alleviare la pressione del nascituro. In molti casi il bimbo muore, ma Daniel, il figlio dia Aster fortunatamente è sopravvissuto. In questa parte del mondo dare alla luce un figlio può lasciare una pesante eredità nel corpo della madre. La fistola ostetrica infatti provoca incontinenza urinaria e/o fecale e una conseguente rifiuto da parte del marito e dell’intera comunità. La guarigione è possibile solo grazie ad un intervento chirurgico, ed Aster andrà ad Addis Abeba per sottoporsi all’operazione. Ma non tutte le donne lo sanno e non tutte facilmente riescono a raggiungere la capitale. 
           

G Genitori. Adnan ha due anni e mezzo. È cresciuto in un orfanatrofio di Addis Abeba, abituato da sempre
            alla sua “casa” e tante donne che si prendono cura un po’ di tutti… E, poche ore  dopo essere stato
affidato a due  “sconosciuti” arrivati dall’Italia, non può perdere d’occhio neanche per un istante la donna che ha già cominciato a chiamare “mamy”.
           
H HIV. Quella che Meron ha trasmesso a sua figlia. La bimba più piccola che io abbia mai visto, occhi grandi
e una pelle quasi trasparente. La mamma in ospedale e un corpicino troppo debole per vincere i tanti malanni. Due mesi e poi si è arresa.

I Immagine. Quella di una donna che cammina sul ciglio della strada. Come sempre sulla schiena il peso di
            qualcosa da trasportare verso casa, legato con una stoffa a quadri a mo’ di zaino. Per mano una
piccoletta di due anni, forse meno. La copia in miniatura, o il ritratto della donna che diventerà… Anche lei ha il suo piccolo carico da portare a destinazione e quasi le stesse tinte a colorarle la  schiena.
  
L Lavoro. Pensi di aver chiamato un semplice idraulico e pochi minuti dopo averlo conosciuto ti dice che…
            ha studiato fisioterapia, ma anche contabilità… che ora fa non solo l’idraulico, ma anche l’elettricista, 
            e pure il carpentiere. Per qualche birr in più al mese qui, da un giorno all’altro, si cambia
            professione, a discapito della qualità del lavoro.

M Money. Ritornello costante ad ogni incontro con un bimbo da questo parti. Il copione è sempre lo stesso
Ti vedono da lontano, ti corrono incontro, ti  stringono la mano e cominciano a chiederti: “Money, money!”, e se non gli allunghi niente allora ci provano con “Caramella, caramella!”. E poi rimangono a guardarti mentre ti allontani come l’evento della loro giornata…

N Novità. Quella di una lingua nuova, con suoni e segni che non ci appartengono, ma verso i quali
            cominciamo a lenti passi ad avvicinarci perché significa accorciare la lunga distanza tra noi e questo
            mondo nuovo per viverlo fino in fondo.

O Orto. Il nostro che, dopo una lunga attesa per vedere la luce, ora sta dando i primi frutti. La terra è
generosa. Per ora abbiamo raccolto costa, cicoria (che qui chiamano gommon), insalata… E forse tra un po’ arriveranno in tavola carote, piselli, zucchine, pomodori e la zucca!

P Passi. I primi quelli di Maskaram. Compiuti i primi di giugno da sola, senza alcun mano a stringere la sua o     
sostegno sul quale trovare appoggio. Dicono abbia quattro-cinque anni, ma  sembra ne abbia tre.
Maskaram che non ci sente,  che emette solo qualche suono, ma che parla con gli occhi, con le mani e con le sue “facce”. E ride. Tanto.

Q Quattro. I bimbi in groppa allo stesso asinello…hanno tutti meno di sei anni. Soli sul ciglio della strada 
               che da Goba porta a Robe. Dietro di loro si apre la campagna infinita. Lì probabilmente sostano le pecore e le mucche che hanno portato  a pascolare durante il giorno.
              
R Ramadan. In questa terra a prevalenza musulmana, la festa di fine ramadan è festa nazionale. Abdul Aziz,
uno dei colleghi di Stefano, ha voluto condividere la sua festa con noi e ci ha invitato nel villaggio dove abita, nel verde e nel silenzio della campagna che abbracciano la cittadina di Goba.
               Ci ha accolto, insieme alla sua famiglia, nella sua casa. Ci hanno offerto biscotti, il porridge e l’injera con il doro wot (pollo con una salsa piccante). Il cibo delle grandi occasioni.

S Strati. Sembrano non essere mai abbastanza… Quelli che indossano le donne: un paio di pantaloni, una
gonna o un vestito, un golfino,uno scialle, o più d’uno,  e un foulard che copre le spalle e il capo. Gli strati di stoffe che avvolgono i neonati e quelli delle coperte per tenere al caldo i pazienti nei letti di ospedale.

T Tenente Tosoni. È uno dei nomi che Mama Shashou (Mama è l’appellativo per le donne anziane) infila nei
               discorsi in amarico quando racconta l’Italia, arrivata nel suo paese, che lei ha conosciuto durante la sua infanzia… “Italiano governo, testa gallina, porca miseria, orecchio basso, come stare?, calci in culo, questo buono-questo non buono, morto, casa-legna, andare a  casa, dormire…”. Shashou che ogni giorno quando mi vede arrivare nel compound delle suore mi indica il posto accanto a sé e mi dice “Sedere qua!”.  
              
U Uolando. Così si chiama l’aquilone in amarico.  I bimbi per le strade sterrate di Goba corrono veloce per
            alzarlo in volo. Un lungo filo e  due bastoncini di legno infilati a regola d’arte in un foglio che un
            tempo stava al centro di un quaderno di scuola.
           
Vverde. Quello di questi prati africani che i tanti animali al pascolo, pecore, mucche, cavalli, asini,
               trasformano in prati inglesi. E poi le diverse sfumature di verde dei campi coltivati che si mischiano
               al colore della terra e delle strade.
              
ZZenab. Pioggia in amarico. In questa terra di coltivatori la gente la attende per il raccolto, per la propria
vita e quella del bestiame. Niente pioggia, niente erba da brucare. Pioggia che nei mesi di luglio e agosto scende in  acquazzoni di forti intensità, potenza che rovina le strade sterrate e ne rende molte impraticabili. Acqua che bagna le case di pali di legno e terra.



                                                                                                                                                                                 Anna

Nessun commento:

Posta un commento