Rosa CuorDiPetalo profumava d'acqua di rose, era piccola e
delicata come un bocciolo vestito di rugiada ed era solita portare tra i
capelli una piccola rosa.
Per molti era una bambina come tante, ma alcune persone ben
informate dicevano con certezza che fosse una fata venuta da NonSiSaDove.
La piccola Rosa viveva sulla collina, in una minuscola casa
circondata da rose e fiori di campo, baciata ogni mattina dal sole e rallegrata
dal cinguettio di allegri passerotti.
Rosa ogni mattina riempiva il suo sguardo di meraviglia
ammirando il leprotto dal codino bianco, che saltellava lesto dietro al
cespuglio, poi ascoltava attenta il tordo zirlare, quindi respirava
profondamente l'odore dell'erba tagliata e infine annusava le sue rose per
scegliere quella più adatta ad adornare la sua folta chioma.
Ogni mattina, tranne i giorni in cui la pioggia pareva
incessante, Rosa CuorDiPetalo passeggiava per la collina diretta verso il
vecchio rudere e la torre antica: quel che rimaneva di un villaggio medioevale,
un tempo popolato da artigiani, colorato dai panni appesi al sole e ravvivato
dalle grida dei mercanti ed ora dimenticato da tutti, eccetto da Rosa.
Al termine della passeggiata Rosa sedeva sempre sulla vetta
della torre, osservava, scrutava curiosa ogni dettaglio, ogni movimento,
ascoltava ogni respiro. Guardando verso il Paese vedeva una miriade di case,
una moltitudine di persone tutte così diverse e così simili tra loro: si
muovevano con affanno verso una meta a loro stessi sconosciuta. Guardando dalla
torre pareva tutto così strano, così buffo e il motivo di quell'affanno senza
meta risultava incomprensibile. Rosa esaminava quella folla frettolosa
confidando di cogliere il bagliore di un sorriso, ma ogni giorno vedeva i volti
divenire un po' più tristi. La meraviglia di tutto era nei dettagli, ma i
dettagli non si notano correndo....
Rosa che ogni mattina riempiva di meraviglia il suo sguardo,
che ogni notte chiudeva gli occhi per addormentarsi al canto del silenzio,
sapendo che una tonda luna d'argento avrebbe vegliato sui suoi sonni, pensava
con tristezza agli abitanti del Paese che ogni giorno perdevano un po' del loro
sorriso, correndo verso mete ignote.
Per Rosa questi abitanti dai musi lunghi ed il sorriso spento
erano una spina nel cuore e come sapete non si può vivere con una spina nel
cuore e comunque anche fosse possibile, non sarebbe piacevole! Si sa, le spine
devono proteggere gli steli delle rose, diversamente vanno tolte...
Rosa, che come i ben informati raccontano con certezza era
una fata, preparò un'essenza di rose, il cui profumo venne diffuso dal Sole per
tutto il Paese, affinché i tristi e affannati abitanti potessero respirare il
dolce profumo delle rose vestite di rugiada del mattino.
Al primo respiro gli abitanti dal sorriso spento si resero
conto che quel mattino l'aria aveva un profumo diverso e per un attimo si
fermarono a pensare che profumo fosse e dove l'avessero già sentito. Michele,
il bambino più discolo del villaggio ad un certo punto gridò: - Rose, ci sono
le rose qui intorno! Cerchiamole.-
Tutti gli abitanti, che solitamente non facevano caso a
quello che Michele diceva, cominciarono a cercare le rose e mentre guardavano
ovunque notarono che tra le crepe dei marciapiedi c'erano fili d'erba su cui
correvano instancabili formiche, che i muretti erano popolati dalle lucertole.
L'inverno era finito e questo era ben visibile dai boccioli e
dalle tenere foglioline di smeraldo a cui nessuno aveva badato, sul comignolo
di una casa aveva addirittura nidificato una cicogna. Così cercando le rose le
persone avevano scoperto un mondo minuscolo e nemmeno troppo, fatto di piccole
cose, ricco di vita: ciascuna crepa, ogni silenzio, celava una sorpresa.
Nessuno sa, nemmeno i soliti ben informati, se gli abitanti
del Paese abbiano scoperto quanto fece per loro Rosa CuorDiPetalo, ma è noto a
tutti che il sorriso tornò ad illuminare i loro volti, che smisero di correre
per camminare più lentamente, per poter ammirare i dettagli, perché si sa: la
meraviglia è nelle piccole cose.
Vi aspettiamo Domenica 26 maggio 2013 ore 15,00 al roseto di Artegna (UD)
la storia è di Nadia Scarnecchia
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