...una voce...tante emozioni...un viaggio...tante voci...un libro...le voci in viaggio...
Siamo un gruppo di persone che Ama la lettura e ha deciso di mettere in valigia storie, racconti, fiabe, poesie e di partire per un lungo Viaggio, in mezzo alla gente.
Ad ogni tappa del nostro cammino trasmettiamo con la nostra Voce emozioni che partono da Viaggi lontani, a volte persi nel tempo.
Leggendo parole scritte da vite più o meno note, ma che hanno lasciato un segno nella storia del mondo, possiamo leggere la vita di tutti i giorni e cominciare a scrivere quella che verrà.
L’emozione più grande è leggere negli occhi e nel cuore di chi ti ascolta la condivisione di ciò che arriva dalla nostra anima.
Ed è l’inizio di un nuovo Viaggio…


Le Voci Consigliano

giovedì 30 aprile 2015

Le "Voci in Viaggio" e il Nordic Walking Park di Conegliano TV

SABATO 9 MAGGIO 2015
 
Le "Voci in Viaggio" avranno l'onore di
inaugurare l'anello-percorso
Nordic Walking Park
di Conegliano TV
con letture per i bambini che parteciperanno
all' evento libero e liberante, gratuito e gratificante!
insieme agli amici di
Kinesis Nordic Walking asd

Alcune info:
"presso il Parco di Via Don Bosco a Conegliano ASD Kinesis Nordic Walking Conegliano organizza una camminata con istruttori de la Scuola Italiana Nordic Walking. Ci saranno bastoncini Fizan - Made in Italy since 1947 per tutti quelli che vogliono provare e scoprire insieme il#nordicwalking."

lunedì 27 aprile 2015

Ambasha: pane di dolci ricordi per (re)sistere.



Ambasha 

A Goba sono quasi le sei di sera e ha da poco smesso di piovere. L'aria è fredda, frizzante. 
In cielo qualche spiraglio di azzurro si affaccia timido tra i tanti nuvoloni grigi.
A terra le ballerine di plastica, le scarpe di tela, i mocassini e i sandali sprofondano nel fango delle stradine interne. Qualche fortunato indossa stivali di gomma e può tentare di attraversare le grandi pozzanghere che si sono formate in alcuni incroci, in cui i carretti trainati dal cavallo si tuffano spavaldi. 
Anche i nostri piedi, non solo la nostra pelle, svelano il nostro essere "farenji" (in amarico: uomini bianchi), coperti da scarpe che ci permettono di non bagnarci e di non pigliarci il raffreddore, come buona parte della gente qui, dopo una giornata di pioggia. 
A Goba c'è una solo grande strada asfaltata che si interrompe alla fine del paese e prosegue sterrata per condurre ai monti del Bale. In questo periodo alcune delle stradine laterali si stanno lentamente vestendo di sanpietrini che regalano un'aria più elegante e curata a queste vie.
Noi camminiamo nella zona del mercato alla ricerca di ambasha, un pane grande, tondo, morbido e poco lievitato. Davvero buono. Ma da qualche giorno non riusciamo a trovarlo. 
Tentiamo in un locale scoperto, grazie ad un ragazzo etiope, il venerdì prima di Pasqua, giornata in cui anche quello, come molti altri posti, era chiuso. 
Attraversiamo una veranda coperta da grande telone di plastica, ed entriamo in una specie di bar semi buio. C'è una bimba accanto ad un tavolino alla sinistra del bancone. Avrà all'incirca quattro anni, ha i capelli legati in due trecce e sta mordicchiando proprio un pezzo di ambasha! La salutiamo. Lei prima ci scruta timorosa, poi silenziosa esce sul retro, passando dalla porta dietro il bancone, e va a chiamare qualcuno. Pochi istanti dopo da quella stessa porta si affaccia una signora. Ha un fazzoletto sui toni del lilla legato in testa, e indossa una tunica di un arancione tenue. 
Ci scambiamo i saluti e poi le chiediamo: "Ambasha ale?", lei risponde piegando la testa "Ale Ale!", e noi quasi esultiamo ringraziandola. 
Sotto il bancone, come possiamo vedere dalla vetrinetta, c'è un unico sacco, niente altro, è lì che tiene quel pane delizioso. Ma prima di porgercelo, ci guarda dritto in faccia e con un guizzo negli occhi, e una buffa pronuncia, ci chiede: "Italiani?". Alla nostra riposta affermativa, le si accende qualcosa nel volto, nello sguardo, come se il nostro "sì" avesse spalancato una porta infondo alla sua vita. In una lingua per noi incomprensibile, le mani posate sopra il cuore, comincia a raccontare. Il ritmo incalzante. Le brillano gli occhi. Capiamo solamente: "Eritrea, Asmara....", nient'altro, ma comprendiamo l'emozione, l'intensità dei ricordi, di un passato che torna a vivere per pochi minuti di fronte a due sconosciuti. 
Sento che per un attimo siamo quegli italiani e quell'Italia che, in terra straniera, hanno segnato in qualche modo la storia di questa donna etiope, la sua giovinezza... chissà in che modo, attraverso quali persone, quali eventi... 
E la storia esce così dalle pagine sfogliate sui libri di scuola e prende vita in questa stanza illuminata solo dall'ultima luce del giorno, dietro ad un bancone spoglio e tra i colori tenui che incorniciano il volto di questa donna. La abbracciamo. Non c'è altro modo per fare in modo che lei ritrovi la sua "Italia" e noi la vicinanza che con la parole non abbiamo saputo esprimerle. 
Il momento dell'abbraccio è accompagnato dal suono della sua voce e da un nome che pronuncia chiaramente: "Carlo Rosselli"... Chissà. 
Solamente tre sono le parole che ho compreso, ma mi tengono lì. Immobile ed emozionata.

Poi pian piano si torna al presente... La signora infila due ambasha in una borsetta di plastica parlandoci con entusiasmo e probabilmente invitandoci a tornare da lei.
Le facciamo capire che non mancheremo, perché non siamo turisti ma proprio abitiamo a Goba. 
Prima di lasciarci andare, ci tiene a spiegare: niente ambasha il giorno seguente ma tra due giorni!

Regali inaspettati di una terra non poi così lontana. All'ora del tramonto.

Anna.









martedì 21 aprile 2015

ancora appunti di Viaggio....


Si può scalare la propria tristezza
per poterla guardare dall'alto in basso
e capire quanta sia piccola e insignificante.
L'ho rispettata la mia tristezza,
ma non ne faccio il simulacro dell'esistenza.
Senza la tristezza
non ci sarebbe comprensione
E la vera gioia
viene sempre dopo
e mai prima
della tristezza




Restammo sull'erba
a liberare l'anima
per ritornare ad essere
terra e cielo








...finché il cielo baciò la terra e tutto si dissolse divenendo fertile

Grazie.

lunedì 20 aprile 2015

pensieri dal viaggio da Cison a Nogarolo

uno scorcio della casa vacanza "Ca di Minu" a Nogarolo di Tarzo (TV)


Alcuni pensieri dal cammino fatto sabato 18 aprile da Cison di Valmarino fino a Tarzo dove la pioggia ci ha (consapevolmente ) sorpresi e il vento e il ghiaccio pure.
Il calore della casa a Nogarolo ci ha offerto un pasto caldo e tante parole ascoltate con attenzione....

"pensando...al cammino con i camminanti di Andrea Libero e i suoi carissimi amici..scoprendo un territorio non territorio e non costituito, ancora latitante, violento e violato, perdente nell'identità dispersa in un altrove ricercato o sognato, accogliente e non accolto, conservante e non conservato...dove siamo ora?"

"siamo nel guado....partiamo da un degrado..da una distruzione...e la ricostruzione....prima di tutto interiore...non sarà mica una roba da ridere."

E poi un "arrivederci" sui Colli Euganei per un solstizio, un abbraccio, un torrente di parole ubriacanti e pensieri che si espandono.




giovedì 16 aprile 2015

Camminando verso Conegliano con Andrea Libero.





Andrea Libero​ e i suoi camminatori inizieranno un nuovo viaggio domani, venerdì 17 aprile. Partiranno da Moriago per arrivare nella zona di Conegliano domenica 19 aprile. A piedi. Con calma. Respiro e passo lento. Avremo modo di incontrarci per raccontarci e raccontare i nostri passi, i paesaggi e i passaggi da paese contadino lavoratore a tempo pieno in fabbrica e che fabbrica Prosecco. Respirando.Camminando.
Con calma.
Venerdì arriveranno nel borgo di Cison e dormiranno dove la valle comincia a farsi più stretta, verso il bosco delle penne mozze, ricordo triste e vigoroso di un paese che ha lottato per camminare liberi.
Nella giornata di sabato cammineranno verso Vittorio Veneto.
Domenica verso Conegliano.
Alcune delle Voci InViaggio​ saranno con loro per condividere vecchie leggende e nuovi miti metropol-prosecchiani e si mescoleranno ai loro racconti al ritmo lento del passo e di un nuovo respiro.
Buon Viaggio!

mercoledì 15 aprile 2015

Anna ancora in viaggio















2 aprile ’15
Attraversiamo Addis Abeba nel traffico mattutino della sette e trenta, lo smog è una coltre grigia,bucata dai raggi del sole, che si stende sul via-vai di veicoli e persone.
Il procedere lento permette di scattare alcune istantanee.
Dal finestrino del pick up si rincorrono i colori delle diverse divise scolastiche: il rosso del maglioncino sul blu dei pantaloni, il giallo della camicia che spunta dal completo marrone di piccoletti che vanno all’asilo, e poi il verde, il  bordeaux …
Il sali e scendi della strada mi ricorda che questa capitale africana, con i suoi 2100 metri sul livello del mare, è città di montagna.
Sono stesi a terra completamente avvolti in stracci e vecchie coperte... Sono uomini, ai bordi della strada, ma è difficile intuire da che parte si trovi la testa e dove i piedi.
Non sfreccia il lusso dei macchinoni né arranca la miseria di veicoli che perdono i pezzi...scorgo una sorta di omogeneità nei trasporti che riempiono le carreggiate.
Ce ne sono alcuni di gialli, ma i taxi che vanno per la maggiore sono le Fiat 128 e le “Lada” bianco-blu, macchine dell’Europa dell’ est che però, non so perché,mi portano un po’ di  America latina.
I pali di legno sistemati come impalcature sembrano dei “ricami” a incorniciare il cemento dei tantissimi palazzoni in costruzione.
La raffinatezza di un velo di cotone bianco copre il capo e le spalle di molte donne, che qui sono vestite a strati. La finezza sta in una “greca” colorata adagiata sul bordo corto, appena prima delle frange.
Una ragazza con il bimbo sulle spalle ed entrambe le mani occupate, da una parte un sacchetto dall’altra un vassoio, porta con sé una scatola di cartone calciandola con i piedi. Spero non sia lontana la sua meta...
Qualche parola o nome italiano compare sui tabelloni o sulle insegne dei locali: tracce di storia che vivono anche nel quotidiano discorrere di questa gente.
Uscendo da Addis, sono tante le fabbriche, e tanti i camion che riempiono le corsie: Iveco, Volvo, Tata…
E poi, appena dopo i lavori in corso per la realizzazione di una rotonda, il mio sguardo si imbatte un grande cartellone verde con la doppia scritta amarico - inglese e il mio stupore accompagna l’ingresso in… autostrada!!
Il paesaggio è una distesa gialla, in cui  sparse un po’ ovunque ci sono le chiome ad “ombrello” delle acacie africane e poi… mucche, asini, capre e pecore a pascolo con pastori di ogni età: donne, uomini e bambini. Un bastone sulle spalle a sostenere il peso delle braccia e qualche gruppetto di capanne nell’infinito della natura. Spicca il giallo delle taniche caricate sul dorso degli asini e il profilo delle donne che gli camminano accanto.
E sotto l’azzurro del cielo, alle spalle del giallo e del verde luminoso delle piantagione di canna da zucchero, si innalza qua e là il marrone della terra delle alture .
Dopo l’autostrada, sosta in uno dei locali che si affacciano sulla strada. Beviamo un vero succo. Tre gusti e tre strati di colori, due tonalità di arancione e il verde, in un grande bicchiere: papaya, mango e avocado. Mentrea ccanto alla tazzina del caffè, che abbiamo ordinato, posano un contenitore in cui alcuni pezzi di carbone bruciano incenso. Ecco l’epilogo del tradizionale rito del caffè, che dopo la preparazione va servito e accompagnato insieme all’aroma dell’incenso.
Poi la strada corre in mezzo a valli: si estende fin sulla cima delle colline lo spettacolo dei tanti quadrati di terra sdraiati uno accanto all’altro, ognuno di una tonalità diversa, dal giallo al marrone. Qualche gruppetto di alti alberi: una pennellata di verde a completare il quadro.
Non c’è il ritmo delle automobili a dominare la strada, ma quello degli uomini, degli animali, e dei carretti trainati dai cavalli che trasportano cose e persone, come servizio taxi. Deve inchiodare spesso il nostro autista, perché un cavallo bianco dall’aria triste ha deciso di prendersi una pausa lungo la carreggiata, perché una capra scappa dalla sua comitiva, o chi accompagna le mucche al pascolo, quando meno te lo aspetti, decide di attraversare la strada, o semplicemente perché gruppetti di persone camminano in strada.
Avvicinandosi alle piccole cittadine, dove si alza qualche struttura di cemento (uffici, negozietti…), si incontrano i bajaj, macchinette bianche e blu a tre ruote (sono simili all’ Ape, arrivano dall’ India e vengono utilizzate come taxi)e poi piccoli furgoni, fuoristrada, camion e qualche autobus che percorre lunghe distanze.
Ci fermiamo per la seconda sosta in un paesino in cui probabilmente i bianchi  si vedono di rado. Mentre ci avviciniamo ad una specie di veranda,dove l’autista entra a prendere un caffè, arrivano un gruppetto di bambini, stanno fermi ad osservarci e cercano di attirare la nostra attenzione; un vecchio, con la barba rossa, ci saluta porgendoci la mano e ci dice in amarico che suo figlio vive in America...
La signora seduta su uno sgabellino versa il caffè bollente da un grande termos in tazzine, senza manico, che assomigliano al “servizio della nonna”. Intanto dentro a un pentolino, appoggiato sul carbone, i chicchi verdi di caffè si stanno tostando. Insieme alla carbonella non può mancare un po’di incenso.
La strada poi sale, e salendo cambiano i colori: aumenta il verde, cespugli e varietà di alberi e la terra ai loro piedi si scopre rossa.
Sono sempre i toni accesi dei veli delle donne a comparire per primi all’orizzonte, alcuni le avvolgono dalla testa fino alle ginocchia. Altri, visti da dietro, somigliano a  mantelli che si agitano nel vento, insieme alle gonne lunghe che le coprono fino ai piedi. Parecchie lasciano scoperto solamente lo sguardo.
Le donne, che si muovono a piedi o sui carretti, hanno un pezzo di tessuto legato a mo’ di sacca sulla schiena. Lì si caricano tutto quello che devono trasportare, anche i bambini, completamente avvolti (non spunta nemmeno la testa!) in una stoffa che, diversamente da altri paesi africani, passa sopra le spalle della mamma e poi viene annodata sopra il seno.
Anche tanti uomini,  a cavallo o a piedi, hanno il capo coperto da un foulard, probabilmente per proteggersi dal sole e dal vento, che oggi soffia forte.
Ci sono sempre mucche o pecore a fare compagnia alle case e alle capanne, recintate da pali di legno o da lunghe, lunghe file di piante grasse,che somigliano un po’ ai cactus. Il loro verde si accende grazie al giallo dei grandissimi covoni di paglia seduti accanto alle abitazioni.
Ci alziamo ancora di quota: tutt’intorno alte montagne, sassi e terra più scura. Aumenta la distanza tra i piccoli villaggi: gruppetti di sei-sette case fatte di pali di legno e terra battuta o di paglia, qualcuna si fa notare per la porta turchese, o viola. Al centro, accanto alla moschea, si alza il minareto colorato.
Qualche abitazione isolata sui pendii, appare minuscola tra tutte queste cime. Poche le persone ai bordi della strada. Incontriamo:  un gruppetto di bambini, in divisa scolastica (così nel nulla è difficile immaginare in quale posto sia spersa la scuola e in quale direzione lontana spunterà la loro casa…), altri tre bambini in attesa che qualcuno acquisti la gallina che uno di loro tiene sotto braccio, qualcuno a cavallo e poi sorpresa… ci attraversa la strada una famiglia di babbuini. Abbiamo raggiunto un altipiano: facoceri grandi e i cuccioli, nyala, e ancora babbuini…
E poi dopo una decina di chilometri dalla cittadina di Robe, giungiamo a Goba, cittadina di “campagna” della zona del Bale, a 2800 metri di altitudine.
Ecco così che sono arrivata in quella che per un po’ sarà la mia casa.


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Anna

mercoledì 8 aprile 2015

Il Bosco Incantato sulle Vie dell'Acqua

SABATO 25 APRILE

"IL BOSCO INCANTATO SULLE VIE DELL’ACQUA"


Nella zona  Pra’ de Ronc – l' Ass. Voci in Viaggio, in collaborazione con il Centro Diurno del Piccolo Rifugio di Vittorio V.to, presentano:


“Chi crea un titolo trova un tesoro!”.

Concorso  con premio per il miglior titolo inventato!

Proporremo la storia inventata durante il laboratorio "L'inventastorie" 

svoltosi a Vittorio Veneto 

lo scorso febbraio 2015

presso la casa famiglia "Piccolo Rifugio"

Laboratorio sovvenzionato grazie al bando del Csv di Treviso e parte integrante del progetto "Lucia Schiavinato University", un progetto che toglie le barriere architettoniche anche a livello culturale.


Vi aspettiamo!