Dopo una lunga pausa estiva, riprendiamo con i nostri consigli per una lettura che dia senso al nostro tempo passato sulle pagine dei libri. Ringraziamo come sempre Annarosa Tonin che ci manda le sue perle e...in questo caso, ringrazio tanto anche l'autrice di questo libro, che parla della terra della mia famiglia da parte di madre, mia nonna è nata a Pola e mia bisnonna nell'isola di Veglia. Terre che ho visto per la prima volta qualche anno fa, e che mi hanno provocato un'emozione incredibile quando un anziano del luogo ha cominciato a parlarmi, ed io ho risentito dopo tanto lo stesso accento di mia nonna. Storia che conosco poco ma sulla quale mi sto documentando. Grazie Regina per questo libro che acquisterò sicuramente.
recensito da Annarosa Tonin
"Mi riesce difficile, non trovo un filo
conduttore nella memoria". Sta tutta qui la chiave di lettura di un
piccolo libro, che, nella realtà, è un gioiello prezioso.
"Ricordare le proprie radici" è il punto di partenza e di
arrivo dell'autrice, Regina Cimmino, che conduce il lettore in un percorso
accidentato, dove la logica del pensiero-ricordo è assente, dove la vicenda tragica individuale e
collettiva è
ripercorsa attraverso l'evocazione di luoghi, odori e sapori. Dai giorni
dell'armistizio ai primi bombardamenti su Pola, al primo esodo verso Asiago nel
1944 al ritorno in Istria nel settembre del 1945, dall'illusione di poter
rimanere nella propria terra, all'esodo vero e proprio, fino all'arrivo a San
Nicolò del
Lido di Venezia. Dal ricordo del "giorno di bucato" con la sua
"biancheria odorosa", all'odore "di malta e cemento, anche di un
edificio nuovo, che per me vuol dire distruzione", dall'odio per "la
zucca e il suo sapore dolciastro" ai cereali secchi, "che ho sempre
pensato fossero piselli, ma forse erano ceci o qualcos'altro", ai sapori
che accompagnano il ricordo durante l'addio: i crauti con le "luganighe de
Viena", le "fritole", le "pinze dorate", gli gnocchi
di marmellata o di prugne, "el zuf", una polentina cotta nel latte,
"destinata agli anziani e ai bambini". E gli odori del mare,
"per cui non esiste un altro mare". In queste riflessioni si scorge
quella poetica malinconica che appartiene a un grande narratore come Claudio
Magris.
La narrazione di Regina Cimmino è fatta di frasi brevi, a
rievocare i momenti più
drammatici, e di periodi con l'aria nei polmoni, a ricordare la vita prima
della tragedia e quella nascente durante gli anni veneziani.
Questo piccolo grande libro rievoca fatti sconosciuti
ai più, come
la strage di Vergarolla, "che spinse anche i più indecisi ad andarsene".
Regina Cimmino ricostruisce con amarezza, e dando nome
e cognome, il tempo dell'odio e dell'indifferenza, lasciando una traccia
importante, vissuta e da non dimenticare, a chi ora è giovane e deve conoscere.
La copertina che ritrae il piroscafo Toscana, mentre
imbarca profughi a Pola, rinvia alla motonave Pola sulla quale Regina e la sua
famiglia compiono due viaggi: il primo nel 1944 alla volta di Asiago, senza il
padre, che lavora alla Capitaneria di Porto di Pola; il secondo nel 1947.
L'arrivo al Forte Ridotto a San Nicolò del Lido di Venezia è un nuovo inizio dal nulla.
Sette anni in cui lentamente si ricostruisce una comunità senza radici proprie. Ma c'è uno spiraglio: la vita
all'aperto, il coltivare nuove amicizie, la vita sociale fatta di cinema,
libri, politica, il condividere la tragedia vissuta, che porta Regina a
"scoprire un mondo che non conoscevo, la natura che mi circondava".
Con una prosa senza fronzoli, che sbatte sugli scogli
come il fluire tormentato di un'anima sradicata, l'autrice rievoca il risveglio
della natura della laguna in primavera come metafora della sua personale
rinascita. Fino al trasferimento a Marghera, al Villaggio Giuliano, nel 1953.
Il libro è dedicato a Esther, la madre di Regina, che viene
ricordata come eroina di un romanzo epico, se non fosse che il viaggio
rocambolesco di andata e ritorno da Asiago a Pola, per sapere se il marito era
ancora vivo, è stata
vita vera. Un esempio di coraggio e abnegazione.
Dopo anni Regina Cimmino è tornata a Pola, protagonista
di una contentezza paradossale: "Potevo ritrovare tutto, quasi tutto, in
quelle strade, in quelle pietre fino alla pineta, fino al mare, il mio
mare". La sua vera casa, che continua a ritrovare, "ogni volta che
torno".
Regina Cimmino, QUELLA TERRA È LA MIA TERRA. Istria
memoria di un esodo, Il Prato
Editrice, 2017, pp.78, €12.
Introduzione di Simone Cristicchi