LA VOCE CHE MUOVE, ACCAREZZA, ALLONTANA, FERISCE, INCANTA, GUARISCE... Le "Voci in Viaggio" sono liete di presentare questo laboratorio che sarà condotto da Vasco Mirandola Questo evento offre un'opportunità formativa personale per sperimentare la connessione tra corpo e voce, la ricerca e la scoperta delle infinite possibilità comunicative e creative proprie e altrui. Il laboratorio ha una quota di iscrizione di Euro 80 ed ha un numero limitato di posti. Per info contattateci al 338 414 94 85 |
...una voce...tante emozioni...un viaggio...tante voci...un libro...le voci in viaggio...
Siamo un gruppo di persone che Ama la lettura e ha deciso di mettere in valigia storie, racconti, fiabe, poesie e di partire per un lungo Viaggio, in mezzo alla gente.
Ad ogni tappa del nostro cammino trasmettiamo con la nostra Voce emozioni che partono da Viaggi lontani, a volte persi nel tempo.
Leggendo parole scritte da vite più o meno note, ma che hanno lasciato un segno nella storia del mondo, possiamo leggere la vita di tutti i giorni e cominciare a scrivere quella che verrà.
L’emozione più grande è leggere negli occhi e nel cuore di chi ti ascolta la condivisione di ciò che arriva dalla nostra anima.
Ed è l’inizio di un nuovo Viaggio…
Siamo un gruppo di persone che Ama la lettura e ha deciso di mettere in valigia storie, racconti, fiabe, poesie e di partire per un lungo Viaggio, in mezzo alla gente.
Ad ogni tappa del nostro cammino trasmettiamo con la nostra Voce emozioni che partono da Viaggi lontani, a volte persi nel tempo.
Leggendo parole scritte da vite più o meno note, ma che hanno lasciato un segno nella storia del mondo, possiamo leggere la vita di tutti i giorni e cominciare a scrivere quella che verrà.
L’emozione più grande è leggere negli occhi e nel cuore di chi ti ascolta la condivisione di ciò che arriva dalla nostra anima.
Ed è l’inizio di un nuovo Viaggio…
Le Voci Consigliano
venerdì 7 marzo 2014
Laboratorio "la voce del corpo, il corpo della voce"
venerdì 28 febbraio 2014
Il carnevale con la penna di Pasolini
Il Carnevale secondo Pasolini
"Allora ci riunimmo in sei o sette italiani, e il giorno della festa partimmo per Libistorf. Era distante un cinque chilometri da Salvenach, ed era proprio uno dei paesetti dove non ero mai stato.
Per le strade si camminava sempre rasente la costa di un bosco, e dall'altra si vedeva la valle verdeggiante.
Ad un tratto arrivammo a Libistorf, che era piccolissimo ma formato tutto da belle palazzine, benché gli abitanti fossero contadini.
Il paese mi piaceva molto, perché era ricco e per di più anche differente dagli altri: aveva intorno, da una parte dei piccoli laghi e dall'altra delle belle piante di pino e di abete.
« Arrivati nel centro del paese, si stava in ansia nell'attesa della festa, che non era ancora preparata. Così, intanto, noi italiani ci sedemmo in un ciglio del fosso a mangiare della frutta e ci dicevamo: «Qui si sta bene perché la processione ci deve passare proprio davanti. »
« Poi, dopo un'oretta la processione cominciò a fare il primo giro intorno al paese. In testa c'era uno con il tamburello che suonava e camminava all'indietro, guardando tutta la compagnia; il tamburello veniva suonato per far ballare due cavalli. dei più belli del paese, con sulla sella due fantini vestiti di una divisa militare antica; dietro ancora un grosso pino lungo venticinque metri e molto fitto di rami tirato da otto cavalli ben forniti.
In mezzo a questo pino c'era in piedi un ragazzo tutto vestito di piccoli rametti di pino, .che predicava continuamente, ma noi non lo capivamo perché parlava in tedesco: soltanto pareva che dicesse delle buffonate per far ridere la gente.
Dietro veniva un matrimonio tra una bella ragazza vestita di bianco e un giovanotto tutto in nero. Poi una gran compagnia che cantava, e dietro ancora un carro con quattro ragazzi vestiti male che facevano la piantagione dei pini, e un altro con delle signorine, anch'esse vestite male, che trebbiavano il frumento, una per ogni angolo del carro.
Poi venivano dei giovani con delle biciclette da corsa rivestite tutte di carte di vari colori: dietro ad essi si vedeva un furgone carico di bidoni, e una mandria di mucche, le più belle del paese, selezionate, ognuna con una campana al collo che pendeva fino a terra; e infine due cacciatori vestiti come una volta con lo schioppo in spalla e un cane ciascuno, bianco e piccolino.
« Nel paese c'era tutta una gran folla, con le ragazze vestite col costume contadino e in mano delle piccole bandiere.
Si sentivano continuamente .. gli spari dai tiri-a-segno, e in mezzo alla piazza, tra la gran confusione, c'era un uomo su un banchetto con un cerchio in mano: in mezzo al cerchio stavano un litro di bianco e due bicchieri, uno per parte, ed egli li faceva girare molto forte senza farli cadere; e intanto predicava in tedesco per tenere allegra la gente.
In ultimo, verso sera, ci fu una grande festa da ballo, in una bellissima sala. »
Questa poesia proviene da: Racconto di Carnevale di Pier Paolo Pasolini - Festa di paese | Racconti di Carnevale | Carnevale - Poesie Report On Line http://www.poesie.reportonline.it/racconti-di-carnevale/racconto-di-carnevale-di-pier-paolo-pasolini-festa-di-paese.html#ixzz2ucwZ6m1o
sabato 8 febbraio 2014
filastrocca per queste giornate grige e bagnate...
e questa ve la ricordate?
PIOVE, PIOVE
LA GATTA NON SI MUOVE
SI ACCENDE LA CANDELA
E SI DICE BUONASERA
Mi ricordo che la cantavamo sempre all'asilo quando pioveva. La canteranno ancora le maestre ai bimbi?
domenica 2 febbraio 2014
D'un tratto nel folto del bosco
"Tutto era cominciato tanti, tanti anni prima che i bambini del paese nascessero, in tempi in cui persino i loro genitori erano ancora piccoli. Nello spazio di una notte, una qualunque notte piovosa d'inverno, tutti gli animali erano spariti dal villaggio...All'alba il paese era deserto. Da quel giorno restarono solo gli umani".
(tratto da "D'un tratto nel folto del bosco" di Amos Oz ed. Feltrinelli).
Giocando con le parole dell'ultima frase ho scoperto una verità "Da quel giorno restarono soli gli umani".
Guardandoci attorno è proprio così. Gli animali non ci sono più.
"Ma l'organizzazione economica negli ultimi decenni ha portato gli animali all'interno di una catena distributiva...e il benessere attuale...non sarebbe possibile avere cani, gatti,oche e galline che ti attraversano la strada, il traffico andrebbe in tilt, la produzione sarebbe rallentata....." queste sarebbero poche tra le tante obiezioni che potrebbero essere fatte alla mia constatazione.
Fatto sta che gli animali non ci sono più e gli umani restano soli.
Con me vive una gatta, Dominique, l'ho raccolta per strada un paio di anni fa ferita a causa di un incidente.
Sono stata malata due giorni e lei mi è sempre stata vicina. Non si è quasi mai lamentata, se non per mangiare un po' di pappa umida che le do al mattino, oltre alle solite crocchette.
Mi aspetta sulla porta quando rientro e mi porta in camera per giocare e coccolarci un po'.
Quando la guardo dritta negli occhi capisco quanto bene mi vuole e quanto sopporta la mia presenza e quanto vorrebbe uscire a correre per prati, fossi e arrampicarsi sugli alberi...ma...ho paura che ritorni sulla strada e che poi non ci sia più.
Nella strada che faccio per andare e tornare dal lavoro ci sono parecchi cani, abitano con i loro padroni, non sono tenuti a catena e, soprattutto nel periodo dei calori, girano felici per le strade cercando di starsene sul bordo.
Io so che è così e vado piano per strada divertendomi a guardarli trotterellare felici, lingua a penzoloni e orecchie al vento.
Qualche anno fa, in un giorno di primavera, era domenica, in piena zona industriale, una mamma anatra ha fatto attraversare tutti i loro piccoli, sollecitandoli uno ad uno ad essere svelti e aiutandoli a scavalcare il cordolo che limita la pista ciclabile dalla strada e gli automobilisti...si sono fermati!
Fortunatamente era domenica? Oppure mamma anatra ci osserva e sapeva in che giorno attraversare?
Forse basterebbe rispettare i limiti orari e tener presente che ci sono pure loro?
Potremmo arrivare a dire di poter vivere senza animali?
Chi è questo essere che si arroga il diritto di essere superiore e pertanto di relegare, rinchiudere, abbandonare, per non considerare le peggio crudeltà dal maltrattamento all'abbandono altri esseri indifesi?
Non hanno parola, non hanno un sistema produttivo, non hanno cattiveria, non hanno invidia, non hanno arroganza.
Si sentono ancora parte del ciclo della natura e lo rispettano.
E noi?
Abbiamo qualcosa da imparare?
Abbiamo qualcosa da recuperare? Quell'istinto antico che segue il corso della natura, che fa parte della natura?
Oppure ci chiamiamo fuori facendo finta di non essere parte della natura?
Oppure "da quel giorno restarono soli gli umani"?
Guardo negli occhi Dominique e danzo con lei!
giovedì 30 gennaio 2014
Le filastrocche della nostra infanzia
La facciamo una raccolta di filastrocche della nostra infanzia?
Comincio io con una filastrocca triestina che mi recitava sempre mia nonna.
Questa si recitava girando il dito sul palmo della mano del bambino fino all'ultima frase dove si dava una piccola pacchetta sul viso.
Ghirighirigaia
Martin sulla paia
Paia paietta
Sciaf una sciafetta
Una delle tante varianti dei
Tre giorni della merla
Tanto, tanto tempo fa a Milano ci fu un inverno molto rigido.
La neve scendeva dal cielo e copriva tutta la città, le strade, i giardini.
Sotto la grondaia di un palazzo in Porta Nuova c’era il nido di una famigliola di merli, che a quel tempo avevano le piume bianche come la neve. C’era la mamma merla, il papà merlo e tre piccoli uccellini, nati dopo l’estate.
La famigliola soffriva il freddo e stentava a trovare qualche briciola di pane per sfamarsi, perché le poche briciole che cadevano in terra dalle tavole degli uomini venivano subito ricoperte dalla neve che scendeva dal cielo.
Dopo qualche giorno il papà merlo prese una decisione e disse alla moglie: “Qui non si trova nulla da mangiare, se continua così moriremo tutti di fame e di freddo. Ho un’idea, ti aiuterò a spostare il nido sul tetto del palazzo, a fianco a quel camino, così mentre aspettate il mio ritorno non avrete freddo. Io parto e vado a cercare il cibo dove la neve non è ancora arrivata”.
E così fu fatto: il nido fu messo vicino al camino e il papà partì. La mamma e i piccoli uccellini stavano tutto il giorno nel nido, scaldandosi tra loro e anche grazie al fumo che usciva tutto il giorno dal camino.
Dopo tre giorni il papà tornò a casa e quasi non riuscì più a riconoscere la sua famiglia! Il fumo nero che usciva dal camino aveva colorato di nero tutte le piume degli uccellini!
Per fortuna da quel giorno l’inverno divenne meno rigido e i merli riuscirono a trovare cibo sufficiente per arrivare alla primavera.
Da quel giorno però tutti i merli nascono con le piume nere e, per ricordare la famigliola di merli bianchi divenuti neri, gli ultimi tre giorni del mese di gennaio sono detti “I tre giorni della merla”.
http://www.filastrocche.it/contenuti/i-tre-giorni-della-merla/
giovedì 2 gennaio 2014
una voce....
E' l'ultimo giorno di questo 2013 e io ho voglia di ringraziare...succedono tante cose in un anno ma spesso ce le dimentichiamo, distratti dalle incombenze quotidiane, distratti dalla musica e dai rumori, distratti dai piccoli e grandi dolori dell'anima. Io ho chiuso definitivamente una storia e una ferita che, anche se non me ne rendevo conto, sanguinava sempre un po'... ho cambiato colore dei capelli, e se pensate che sia cosa da poco vi sbagliate, perché a volte il cambiamento dell'anima comincia proprio da gesti apparentemente piccoli e superficiali...con la mia nuova anima guarita dai molti graffi ho incontrato una nuova storia, che magari è un po' faticosa, ma che mi ha rivelato che il mio cuore è ancora vivo e palpitante e che c'è ancora qualcuno pieno di doni da condividere...ho avuto grandi prove di amicizia e di stima che mi aiutano ogni giorno ad essere migliore...sono entrata in FB, cosa che mai avrei immaginato di fare, ed ho scoperto che non è così male se lo usiamo come piace a noi...grazie a FB ho riallacciato i contatti con persone che non vedevo e non sentivo da tanti tanti anni (CARRAMBA!!!!)...ho conosciuto e sono entrata nel favoloso mondo delle Voci in Viaggio, un gruppo soprattutto di donne (si sa che uomini ce ne sono meno in giro) che hanno voglia di portare tra la gente parole, cuori, anime, sorrisi, riflessioni, libri, libri, libri, abbracci, musica, danza, condivisione, amore...mi piacciono da morire queste donne...mi piace da morire questa avventura...mi piacciono da morire i nostri incontri pieni di progetti e di entusiasmo e di storie e di persone nuove e di nuove prospettive e di nuovi sguardi.... GRAZIE 2013 Perché ogni viaggio porta ad una meta ma quel che veramente conta è IL VIAGGIO
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