...una voce...tante emozioni...un viaggio...tante voci...un libro...le voci in viaggio...
Siamo un gruppo di persone che Ama la lettura e ha deciso di mettere in valigia storie, racconti, fiabe, poesie e di partire per un lungo Viaggio, in mezzo alla gente.
Ad ogni tappa del nostro cammino trasmettiamo con la nostra Voce emozioni che partono da Viaggi lontani, a volte persi nel tempo.
Leggendo parole scritte da vite più o meno note, ma che hanno lasciato un segno nella storia del mondo, possiamo leggere la vita di tutti i giorni e cominciare a scrivere quella che verrà.
L’emozione più grande è leggere negli occhi e nel cuore di chi ti ascolta la condivisione di ciò che arriva dalla nostra anima.
Ed è l’inizio di un nuovo Viaggio…


Le Voci Consigliano

martedì 27 agosto 2013

Rosa Rosae (F. de Gregori)

Rosa che rosa non sei, rosa che spine non hai.
Rosa che spine non temi, che piangi e che tremi, che vivi e che sai.
Rosa che non mi appartieni, che sfiori, che vieni, che vieni, che vai.
Rosa che rose non vuoi, rosa che sonno non hai.
Rosa di tutta la notte, che tutta la notte non basterà mai.


Rosa che non mi convieni, che prendi e che tieni, che prendi e che dai.
Rosa che dormi al mattino e venirti vicino non oso.
Rosa che insegni il cammino alla sposa e allo sposo.
Rosa d'amore padrona, punisci e perdona, non chiuderti mai.
Rosa d'amore signora, digiuna e divora, non perdermi mai.

il punto interrogativo

C'era una volta un punto
interrogativo, un grande curiosone
con un solo ricciolone,
che faceva domande
a tutte le persone,
e se la risposta
non era quella giusta
sventolava il suo ricciolo
come una frusta.
Agli esami fu messo
in fondo a un problema
così complicato
che nessuno trovò il risultato.
Il poveretto, che
di cuore non era cattivo,
diventò per il rimorso
un punto esclamativo.
(Gianni Rodari)

sabato 24 agosto 2013

Le farfalle del Monte Ortigara


Le farfalle sul Monte Ortigara sono nere. Ovvero, hanno lo stesso colore dei residui bellici  arrugginiti che ancora si trovano sul quel campo di battaglia.

Salendo i sentieri che portano alla cima del monte sei sempre accompagnato dal loro volo.

Leggere, silenziose si lasciano trasportare dal vento sopra i sassi bianchi accentuando così il loro colore.

Un tocco di eleganza e di gentilezza su un luogo carsico teatro di un sacrificio assurdo.

Una carezza silenziosa e rispettosa sugli spiriti dei caduti.

Un palcoscenico da cui tuona la frase “Grazie al sacrificio di questi giovani l’Italia è divenuta una terra libera!”

L’ho studiato a scuola, l’ho ripetuto pure io, ma oggi mi sento di dire “Libera da chi? Libera da cosa?”.

Come posso avere il coraggio e l’orgoglio  di ripetere una frase così ad affermare che un atto di violenza è un atto che porta libertà?

I ragazzi che sono andati in guerra sono stati costretti ad andarci. Costretti dai giochi politici e dalla sete di potere di pochi. Gli stessi pochi che con tanta leggerezza li hanno scaraventati addosso ad altri che  come loro sono stati costretti ad arruolarsi e a morire per lo stesso motivo.

Echi che ritornano ai giorni nostri per ripetere la necessità di una rivoluzione che resetti tutto e faccia partire tutto da capo.

C’è chi reclama, urla la necessità di un atto  di violenza per uscire dalla cosiddetta “crisi” che chiaramente espone l’ incapacità di assumersi le proprie responsabilità, la paura del cambiamento, la necessità di condividere le proprie esperienze, di parlare nuove lingue, di aprirsi al diverso da noi e accoglierlo come ricchezza.

Le urla si alzano dagli stadi, dai parcheggi dei supermercati, dalle code ai caselli, dai cancelli delle fabbriche e dimostrano tutto il nostro rifiuti  di fronte all’evidente, alla vera necessità: uscire e smontare un sistema che ci rende schiavi dall’epoca della prima guerra mondiale.

Sì, questa è la vera libertà che dobbiamo costruire. Con leggerezza. Respirando profondamente. In silenzio dentro deve maturare una, La scelta di libertà.

Le farfalle non parlano. Le farfalle ricordano. Ci ricordano.

martedì 20 agosto 2013

Un viaggio lungo una vita


E' possibile che due giorni di vacanza percorrano  una vita intera? Sì! Sono appena rientrata da un'esperienza di tale immensità. Una vacanza nata quasi per caso e divenuta lieta prosecuzione di una vacanza alternativa.
Due giorni intensi di sole, di bagni di colore, di gioie e dolori condivisi, di profumi e sapori vissuti insieme a chi li ha offerti con il cuore.
Rimane il gusto di aver capito che non è quanto vediamo durante un viaggio, ma con chi condividiamo il Viaggio. Resta la gioia e la gratitudine di aver vissuto una parte della propria vita con chi sa aprire il proprio cuore senza vergogna, senza pregiudizio, senza aspettative. Resta la gratitudine verso il creato che ha fatto da cornice ai respiri intensi e profondi.
Resta la riscoperta di un viaggio lungo una vita.

mercoledì 14 agosto 2013

Questione di Diversità



Oltre i vetri il paesaggio è rigato da gocce che scendono copiose e lavano la polvere delle giornate scorse.
Dentro la stanza, sbadigli aspettando il turno nel gioco a carte.
La gente entra ed esce per capire se smette, se può organizzarsi la giornata, se può sperare di riprendere la routine della settimana al mare.
Come sottofondo il brusio della TV sintonizzata sui cartoni che catalizza i più piccoli e li porta nel loro mondo preferito, lontano dal rumore delle chiacchiere dei grandi che cercano di ingannare il tempo prima dell'ora di pranzo.
Il tempo si dilata fino a non scorrere più. Questa è la sensazione. Sensazione fastidiosa.
E a vedere gli spostamenti, gli sguardi e a sentire il rumore all'interno delle stanze e il lavorio dei pensieri che lasciano sui volti segni di nervosismo si comprende la difficoltà nel gestire l'imprevisto. Siamo così abituati, per non dire incastrati,  nel nostro modo di vivere organizzato, soleggiato, misurato, pulito, bianco o nero, pieno di cose da fare, tanto  che quando arriva la pioggia tutto diventa grigio, odioso, nervoso fin quasi all'insostenibile.
Eppure abbiamo ombrelli, giacche a vento, un posto in cui ripararci e vestiti con cui cambiarci una volta bagnati.
Eppure della pioggia ci piace l'odore, il rumore...
La pioggia ha lavato via la polvere delle giornate scorse.
La pioggia lava via la polvere...
Potremmo provare a far lavar via dalla pioggia la polvere lasciata dalle nostre abitudini per vivere diversamente? Almeno quando piove.
Già, è questione di Diversità. Sempre di diversità.


domenica 11 agosto 2013

Dal Sole al Cuore


Finalmente al mare! Desidero, attendo di anno in anno questo momento. Una settimana da trascorrere con degli amici che sanno guardare al cuore, non alla superficie.
Risate sincere, camminate, pasti condivisi, silenzi. Anche momenti di scontro che si risolvono in abbracci; un modo per conoscersi meglio, per andare in profondità.
E poi lui, il Sole, che aspetto ogni mattino, oltre il fiume che si getta in mare e che mi bagni il volto con il suo colore e poi con il suo calore.
In questa attesa c'è un momento preciso, un momento in cui tutto cambia. Dal fresco della notte, alla brezza di una giornata nuova il passaggio è nitido, preciso.
E' un tempo infinitamente sospeso che dura un attimo; un tempo in cui sai che inizia tutto, che il nuovo ti attende. Ti sorprende con una luce nuova che ti prende dentro e non ti lascia più.  Almeno per altre ventiquattr'ore . Se vuoi.
Bisogna saper cogliere questo momento, questo attimo. E' un momento di rinascita in cui diventa necessario aprire l'anima, cancellare i pensieri notturni, bui. E' necessario saper respirare. Profondamente: ogni inspiro un raggio di luce, ogni espiro un pensiero notturno che se ne va. Con gentilezza.
Così mi porto il sole dentro per tutto il giorno e cerco di lasciarlo uscire ogni volta che incontro qualcuno. Con gentilezza. Senza fretta. Dal Sole al Cuore la strada è breve e infinita allo stesso tempo.
Buona estate.


lunedì 5 agosto 2013

Il Pomeriggio con il Wwf Altamarca

"No odiar le bestiete
che le vol sol scansarne
e noaltri anca co le vola
verso un nido o le scampa
verso 'na tana dove i fioi
speta de magnar, ghe tiremo
co 'l s-ciop e femo de lore
poro sangue sporch de tera"

(tratto da "L'acqua, la piera, la tera e altre poesie" di Romano Pascutto)

"Ma ti, vecio parlar, resisti.
E si anca i òmi
te desmentegarà senzha inacòrderse,
ghén sarà oséi -
do tre oséi magari
dai sbari e dal mazhelo soladi via
doman su l'ultima rama là in cao
in cao de zhiése e pra,
oséi che te à imparà da tant
te parlarà inte 'l sol, inte l'onbria"

(tratto da "Filò" di Andrea Zanzotto)

Abbiamo iniziato con Pascutto e salutato con Zanzotto gli amici del Wwf Altamarca che ci hanno accolti con fiducia e a braccia aperte nella passeggiata di ieri  lungo la via "Filadora" di Follina.
Gilberto ci ha guidati nel bosco raccontando aneddoti del luogo.
Noi abbiamo raccontato in poesia animali, luoghi e poeti che dalla poesia hanno tratto ispirazione per addolcire e ravvivare l'Anima.
Gli amici, tanti del Wwf si sono prodigati per un aperitivo a base di anguria e una cena a base di pizza con prodotti genuini e birra fresca.
E' stato il primo incontro. Ce ne saranno sicuramente altri, perché eravamo tanti. eravamo presenti con il fisico e l'intenzione forte di voler cambiare, anzi eravamo, SIAMO coscienti di Essere Parte del cambiamento attivo nel mondo.
Buona estate.

venerdì 2 agosto 2013

Il loop di una serata d'estate



Serate d'estate piene di musica, di gente che cammina  cercando  un pò di fresco, che mangia qualcosa confondendosi tra bancarelle piene di tutto e di niente e tra la gente confusa da odori, rumori, umori.
Serate d'estate che seppur sudati e stanchi ti fanno stare in piedi fino a tardi mangiando il più possibile le ore notturne nella speranza che non finiscano mai e che nel loro infinito ti regalino l'avverarsi  di qualche desiderio. Aspettando sotto le stelle. Anche se non cadono.
Tutti in piedi sotto un palco ad aspettare che arrivi il paroliere dell'anima a suonare per noi, per te.
Quasi tutti.
Ho provato ad ascoltare la musica da un punto diverso. Mi sono allontanata sempre più dal palco. Ho attraversato il tunnel delle bancarelle che vendono tutto e niente. Ho annusato gli odori dei cibi che tentava di confondersi, ma il mio olfatto non mi ha tradita.
Ho attraversato il viale ormai libero di bancarelle, di odori e di suoni.
Ho iniziato a sentire un'altra musica. Quella della città. Apparentemente un rumore, in realtà un fraseggio su uno spartito che esprime una melodia fatta di parole che escono dalle finestre aperte, dalle macchine decapottate, dagli sguardi di innamorati, dai discorsi sugli scalini di una chiesa, dalle canzoni che si confondono uscendo da vari locali, dai giochi dei ragazzi, dall'apparente inerzia di chi siede muto.
E io, nel mezzo ad ascoltare e ad un certo punto a dirigere verso la mia anima questa melodia che mi parla di umanità.
Nel sottofondo però rimaneva persistente la traccia dell'ultima canzone ascoltata da sotto il palco.Ed è ora di ritornare al punto di partenza rimanendo in un  loop di una serata d'estate.