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Siamo un gruppo di persone che Ama la lettura e ha deciso di mettere in valigia storie, racconti, fiabe, poesie e di partire per un lungo Viaggio, in mezzo alla gente.
Ad ogni tappa del nostro cammino trasmettiamo con la nostra Voce emozioni che partono da Viaggi lontani, a volte persi nel tempo.
Leggendo parole scritte da vite più o meno note, ma che hanno lasciato un segno nella storia del mondo, possiamo leggere la vita di tutti i giorni e cominciare a scrivere quella che verrà.
L’emozione più grande è leggere negli occhi e nel cuore di chi ti ascolta la condivisione di ciò che arriva dalla nostra anima.
Ed è l’inizio di un nuovo Viaggio…


Le Voci Consigliano

martedì 28 marzo 2017

Riflettere sulle parole "Papà, mamma e gender" di Michela Marzano

ancora un contributo dell'amico Patrizio Neri:
un breve estratto di un libro che tutti dovrebbero leggere

" Ma perché sempre assieme, perché corpo e madre? " chiede la protagonista di Pelle di marmo, uno dei romanzi più belli della scrittrice croata Slavenka Drakulic. Riassumendo così quello che, per secoli, è stato considerato il cardine della femminilità: diventare madre. Senza figli, una donna era necessariamente incompleta, insoddisfatta, imperfetta. Al punto che non averne, era più che un semplice tabù; era una vera e propria maledizione. Da allora, di strada ne è stata fatta molta. Le donne hanno cominciato a rivendicare la possibilità di scegliere se, e quando, diventare madri. Hanno capito di avere il diritto di rifiutare il ruolo procreativo. Hanno scoperto di poter essere "altro". Fino a trasformare la vergogna in orgoglio: fiere di non avere figli, molte di loro parlano oggi di libertà ritrovata, di autonomia raggiunta, di coraggio. Ma è per forza necessario schierarsi da una parte o dall'altra di una dicotomia che, forse, non ha più ragion d'essere? Perché passare dalla vergogna all'orgoglio? Di cosa ci si dovrebbe vergognare oppure essere fieri?
Ci sono donne che, ancora oggi, pensano che una vita senza figli non abbia senso. Sono convinte che sia giusto lasciare dietro di sé una traccia e avere almeno un motivo serio per cui alzarsi la mattina e coricarsi la sera. E allora organizzano la propria esistenza in modo da conciliare vita lavorativa e vita affettiva, oppure decidono di sacrificare la carriera ai figli. E dopo un po' tutto gira intorno ai bambini da accudire, all'avvenire da costruire, ai valori da trasmettere. Ma ci sono anche donne che la pensano in maniera diametralmente opposta. Che si vogliono dedicare interamente alla carriera e al successo personale. Che immaginano che i figli siano solo un peso o una responsabilità troppo grande. E quando qualcuno chiede loro perché non hanno avuto figli, rispondono che è stata una scelta e che nessuno dovrebbe permettersi di giudicarle. E allora si passa dalla vergogna all'orgoglio, anche se forse, con l'avere figli, non c'entrano né la vergogna né l'orgoglio. E come tante altre cose che nell'esistenza si immagina di poter controllare e di poter decidere, anche diventare o meno madri è semplicemente qualcosa che accade, oppure no. Ci sono gli incontri che si fanno e le persone che si amano. Le opportunità. Il caso. E poi c'è il passato che ognuna si porta dentro, l'infanzia che si è vissuta e le cose che si vogliono o meno riparare. Riprendere il filo interrotto di una narrazione affinché la fine della storia sia diversa. Oppure rompere definitivamente con l'infanzia, ed evitare che la storia si ripeta sempre nello stesso modo.
Avere o non avere figli è uno dei tanti elementi della vita. Una di quelle cose che contribuiscono a fare di ogni donna quello che è. Né migliore né peggiore, in fondo. Esattamente come il lavoro che si sceglie o che si subisce. O le persone che si amano, che talvolta sono esattamente come si pensava che dovessero essere, ma che tante volte sono del tutto diverse. Ebbene per i figli vale lo stesso. Talvolta sono un modo per coronare un sogno, e allora ci si dichiara orgogliose di averli e si appiccica addosso a chi non ne ha l'etichetta di "infelice". Talvolta si vorrebbe averli e non arrivano, e allora si fa di tutto per riorganizzare la propria esistenza in modo da colmare differentemente quel vuoto, riuscendo nonostante tutto a essere felici. Talvolta arrivano senza averli voluti, e poi si scopre che sono la cosa più bella che sia mai capitata. Talvolta proprio non li si vuole e si è orgogliose di definirsi childfree. Niente è semplice come sembra. Ogni donna si aggiusta come può con i fatti della propria esistenza. E, in fondo, va bene così. Senza bisogno di evocare la vergogna o l'orgoglio. Soprattutto quando si tratta dei figli.
Il testo è tratto da " Papà, Mamma e Gender " di Michela Marzano  ediz. UTET

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