...una voce...tante emozioni...un viaggio...tante voci...un libro...le voci in viaggio...
Siamo un gruppo di persone che Ama la lettura e ha deciso di mettere in valigia storie, racconti, fiabe, poesie e di partire per un lungo Viaggio, in mezzo alla gente.
Ad ogni tappa del nostro cammino trasmettiamo con la nostra Voce emozioni che partono da Viaggi lontani, a volte persi nel tempo.
Leggendo parole scritte da vite più o meno note, ma che hanno lasciato un segno nella storia del mondo, possiamo leggere la vita di tutti i giorni e cominciare a scrivere quella che verrà.
L’emozione più grande è leggere negli occhi e nel cuore di chi ti ascolta la condivisione di ciò che arriva dalla nostra anima.
Ed è l’inizio di un nuovo Viaggio…


Le Voci Consigliano

venerdì 3 marzo 2017

Viaggiare con le Parole --"Born to run" di Bruce Springsteen


un piccolo assaggio offerto dal nostro amico Patrizio Neri
...Negli anni 50', le sorelle della chiesa di St. Rose non andavano tanto per il sottile. Un giorno in terza media, non ricordo perché, mi misero in punizione dietro un banco della prima elementare. Felice di avere il pomeriggio libero, a un certo punto mi accorsi che i gemelli di uno scolaro riflettevano il sole sulla parete. Con occhi sognanti seguii la luce oltre la finestra, verso il soffitto. Poi però la suora si rivolse a un nerboruto tutore dell'ordine seduto in prima fila: "Fa' un po' vedere al nostro ospite come trattiamo chi non sta attento in classe". Il ragazzino mi si avvicinò con aria inespressiva e senza battere ciglio mi mollò un ceffone così violento che risuonò nell'aula. Non potevo crederci: ero scosso, paonazzo e umiliato.
Prima di andare al liceo ne subii di tutti i colori: il classico righello sulle nocche, la cravatta stretta fino a farmi soffocare, chiuso a chiave in un ripostiglio buio e ficcato in un bidone dell'immondizia perché "è questo il tuo posto". Ordinaria amministrazione nelle scuole cattoliche degli anni 50', ma mi lasciava comunque l'amaro in bocca e mi allontanò una volta per tutte dalla religione.
A scuola, anche quando non ti toccava fisicamente, il cattolicesimo ti penetrava nelle ossa. Facevo il chierichetto, e nella sacra oscurità delle quattro del mattino mi trascinavo per le strade gelide fino alla sagrestia, dove nel silenzio dell'alba indossavo la veste talare ed eseguivo il rituale sulla terraferma di Dio preclusa ai civili, l'altare della St Rose. Qui respiravo l'incenso prestando assistenza al malmostoso monsignore ottantenne di fronte a un pubblico di parenti, suore e peccatori mattinieri. Non sapevo come muovermi e non studiavo il latino, un vero disastro, tanto che un giorno, alle sei, con grande costernazione dei fedeli, il monsignore mi afferrò per la tonaca e mi trascinò a faccia in giù sull'altare. Quel pomeriggio in cortile, sorella Charles Marie, la mia maestra di quinta elementare che aveva assistito all'episodio, mi regalò una medaglietta sacra. Una gentilezza che non ho mai dimenticato. Negli anni trascorsi alla St Rose avevo conosciuto fin troppo bene il logorio fisico ed emotivo del cattolicesimo. In terza media, il giorno del diploma, mi lasciai tutto alle spalle. "Mai più" mi dissi. Ero libero, libero, finalmente libero... E ci credetti per anni. Crescendo, però, cominciai a notare tracce di quell'imprinting nei miei pensieri, reazioni e comportamenti, e con grande sconcerto e desolazione dovetti riconoscere che se si è stati cattolici lo si rimane per sempre. Perciò smisi di prendermi in giro: oggi frequento di rado la religione, ma so che da qualche parte, nel profondo, faccio ancora parte della squadra.
E' questo il mondo in cui trovai le radici della mia musica.
Il testo è tratto da "Born to run" di Bruce Springsteen  ediz. Mondadori.

Nessun commento:

Posta un commento